Il Senegal di fronte alla terza ondata: la percezione del rischio ora spinge alla vaccinazione
Relativamente risparmiato per lungo tempo dalla pandemia, il Senegal, paese di oltre 16 milioni di abitanti, aveva registrato fino ad inizio maggio un totale di 50.000 casi, un numero decisamente inferiore rispetto a molti altri paesi con le stesse caratteristiche demografiche.
Tuttavia, così come in molti altri Paesi africani, a causa della variante Delta il Paese sta attraversando una terza ondata di portata senza precedenti. Da metà maggio, infatti, il Senegal è stato colpito duramente dalla pandemia, registrando un’impennata di casi gravi e di decessi.
L'analisi dei campioni ha mostrato, analogamente al resto del mondo, una forte presenza della molto più contagiosa variante Delta, che rappresenta in questo momento la versione maggioritaria del virus nel Paese.
Ad inizio agosto il direttore nazionale delle strutture sanitarie pubbliche Ousmane Dia lanciava l’allarme, dichiarando gli ospedali senegalesi "vicini alla saturazione".
La campagna vaccinale è proceduta a stento fino ad inizio agosto e, pertanto, il quadro emergenziale non ha ancora tratto beneficio dalla somministrazione dei vaccini. Complice del lento procedere della campagna è stata anche la diffidenza di una parte della popolazione senegalese che, però, sembra aver invertito rotta nelle ultime due settimane decidendo di ricevere il vaccino: la percezione del pericolo è aumentata nella maggior parte del Paese.
I risultati, tuttavia, sono lontani dall’essere soddisfacenti: attualmente in Senegal sono state somministrate solo 1.450.000 dosi e la popolazione con vaccinazione completa non oltrepassa il 2%.
Il governo ha provato a rispondere alla crisi in corso con la diffusione massiccia di test diagnostici rapidi, strategia attuata dopo l'autorizzazione sul mercato dei kit dell'Istituto Pasteur di Dakar che sono stati venduti al ministero della salute al prezzo accessibile di 1.525 franchi CFA (2,30 euro).
Inoltre, le autorità hanno lanciato una campagna per la decontaminazione dei luoghi pubblici. L'iniziativa è partita da Dakar, capitale senegalese e luogo maggiormente colpito dalla pandemia. Nel piano d’azione è previsto di intervenire nelle scuole, nei luoghi di culto, nelle questure, nei palazzi istituzionali e nei mercati.
Nonostante la situazione sia notevolmente peggiorata nell’ultimo mese, l’azione del VIS sul territorio, seppur con mezzi e modalità diverse, non si è mai interrotta. Al contrario, oltre alle attività previste dai progetti in fase di implementazione, si sono aggiunte iniziative specifiche di contrasto alla diffusione del COVID-19.
Durante il mese di maggio 2021 il VIS é stato invitato dal direttore di Radio Al Fayda FM a partecipare a un programma sull'occupazione giovanile, nel quale erano coinvolti anche il Consiglio Comunale e il Consiglio Regionale dei Giovani. Il tema centrale del programma era: "il futuro dei giovani dopo la pandemia COVID-19" e la presentazione del programma di inserimento socio-professionale del Senegal chiamato "Kheyi ndaw gni "("l’impiego dei giovani" nel dialetto Wolof).
I temi discussi riguardavano, oltre alle difficoltà di occupazione, anche il contributo del VIS nel sostegno all'integrazione dei giovani, e in particolare i percorsi di sensibilizzazione, le opportunità di inserimento e le possibilità di impiego nei cosiddetti «Green jobs».
Anche le attività di sensibilizzazione, laddove possibili, e i kit didattici distribuiti nel quadro dei progetti VIS, sono stati riadattati alla nuova situazione sanitaria. La sensibilizzazione si è arricchita dei temi delle buone pratiche di igiene e i kit didattici sono stati integrati con delle illustrazioni sulle misure di contrasto alla diffusione del COVID-19.