3 marzo 1986: l'inizio di un sogno...
Il 3 marzo del 1986 presso l’istituito internazionale Don Bosco di Torino nasceva il VIS. Sono trascorsi 35 anni da quel giorno, quando 14 persone unite dalla passione per i giovani, in particolare quelli più vulnerabili e bisognosi, sognavano qualcosa che potesse arrivare lontano.
Fu così che davanti a un notaio costituirono il VIS “organismo non governativo di volontariato – si legge nell’atto costitutivo – che si prefigge di promuovere e organizzare iniziative ed attività di carattere formativo, educativo, informativo, tecnico e professionale nel quadro di programmi di sviluppo umano, culturale, socio-economico, sia in Italia che all’estero. In modo particolare si impegna in attività destinate ai giovani che intendono svolgere un lavoro tecnico, professionale e di promozione umana nei paesi in via di sviluppo, in collaborazione con le forze sociali locali”.
Tra loro c’erano anche i giovanissimi Maurizio Baradello e Silvia Falcione, che poi diventerà sua moglie. Maurizio, successivamente impegnato in politica sia nella città di Torino sia a livello nazionale, negli anni successivi sarà un punto di riferimento fondamentale per il VIS, a cui si dedicherà fino alla sua scomparsa prematura nel 2017.
Silvia ricorda così quel 3 marzo 1986: “Quella giornata in realtà è stata una serata, perché tutti lavoravamo di giorno. Ci siamo trovati in ispettoria alla Crocetta e lì c'era già il notaio che molto semplicemente ci ha letto lo statuto su cui si avevamo lavorato nei giorni precedenti e che tutti abbiamo firmato. Ricordo l'emozione che nasceva dalla sensazione di dare vita a qualcosa di bello e importante che tutti speravamo potesse essere di aiuto a molte persone in difficoltà, come poi è stato. Ricordo Rau al mio fianco e il signor Dalla Torre che fu il primo presidente, ma soprattutto don Angelo Viganò che fu ideatore sostenitore e animatore del VIS. Un grande salesiano di quelli che vedono lontano. Era stato lui a radunarci qualche tempo prima per farci la proposta insistendo sul fatto che dovevano essere soprattutto i laici i protagonisti. Inutile dire che abbiamo aderito subito con entusiasmo. Sono entrata subito in consiglio direttivo. Le riunioni si facevano al Rebaudengo e ci sono rimasta 7 anni finché il VIS non si è spostato a Roma. Quella sera fu tutto molto semplice, forse perché dalla semplicità nascono le cose grandi. Grazie a voi che ci lavorate ancora”.