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R.D. Congo: aggiornamenti dal campo di Ngangi.

Continuano i combattimenti tra i ribelli dell’M23 e l’esercito congolese nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Nonostante le notizie di accordi bilaterali e quindi di un probabile ritiro dell'M23 dalla provincia del Nord Kivu, i combattimenti stanno continuando e si stanno espandendo nel territorio di Masisi, a nord-ovest della città di Goma fino a raggiungere Sake. La presa di questa importante città permetterebbe di isolare completamente Goma. Da gennaio, la ribellione dell'M23 sta avanzando sull'asse a nord-ovest di Goma. Quella zona rappresenta un collegamento molto importante per rifornire di vari beni la città, già in difficoltà da quando la Strada Nazionale 2, l'asse a nord-est, è stata resa impraticabile alla fine del 2022. Di conseguenza, la maggior parte degli abitanti dei villaggi circostanti è fuggita e la situazione nel Nord Kivu è peggiorata notevolmente. Gli ultimi scontri del 9 febbraio 2023 hanno causato lo spostamento massiccio di circa 65.000 persone dalla città di Sake a Goma e al Sud Kivu. Il rischio di avanzamento dell'M23 verso Sake, oltre ad incrementare la probabilità di isolamento di Goma, rende difficile l'accesso umanitario a Goma-Masisi.

Dall’apertura, a Ngangi, del campo di accoglienza, il numero di sfollati è circa 27.000, è aumentato il numero di famiglie e la vita nel campo sta diventando sempre più difficile in relazione alla situazione generale che si fa sempre più complessa e le costanti guerriglie rendendo difficile il ritorno della popolazione nelle zone di origine.

I Salesiani, con la collaborazione del VIS, hanno risposto all'emergenza con queste iniziative: assistenza agli anziani, intervento medico, la distribuzione di porridge ai bambini per combattere la malnutrizione, la fornitura di acqua potabile al campo, l'installazione di luci per illuminare il campo e far sentire al sicuro le persone. L’attività più importante è quella del sostegno alimentare: ogni giorno gli operatori preparano la bouille, un alimento a base di mais arricchito con della soia. I salesiani e il loro staff accolgono i bambini e i loro accompagnatori per offrire, probabilmente, l'unico pasto della giornata. Il numero di bambini malnutriti consente di comprendere il livello di sofferenza che c'è all'interno del campo. Il primo gruppo individuato all’inizio dell’emergenza contava circa 50 bambini, il secondo quasi 4.100, il che significa che le razioni di cibo distribuite dalle altre organizzazioni sono state praticamente sospese e che la fame nel campo sta aumentando.

A partire dall’ultima settimana di gennaio è stata introdotta un'attività per sostenere le donne: per due venerdì al mese, 100 donne del campo partecipano a una sessione di sensibilizzazione su temi diversi come il benessere, l'igiene, l'autonomia e la vita familiare. A oggi queste sensibilizzazioni hanno raggiunto 300 donne (quindi 300 famiglie il che vale a dire circa 2.100 persone).

Per ultimo, ma non per ordine d’importanza, un'équipe di 22 persone, composta da salesiani, personale del VIS, collaboratori e operatori coinvolti nell'iniziativa, si riunisce ogni settimana e si assicura che le attività proposte rispondano sempre alle esigenze di queste persone. La cosa che stupisce e da forza a questo intervento, è che tutte le persone coinvolte, si spronano a vicenda a fare del proprio meglio senza mai abituarsi e accettare come normale quello che vedono.

Il campo non è riconosciuto ufficialmente per cui non rientra nella rete degli aiuti delle organizzazioni statali, parastatali e internazionali. Fortunatamente, però, organizzazioni internazionali e nazionali, insieme a movimenti giovanili, gruppi di volontariato, scuole e chiese si stanno unendo all'impegno dei Salesiani con donazioni in cibo e materiali, per migliorare le condizioni di vita di tutte le persone che vivono nel campo.