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Justine

"Mi chiamo Justine Feza Amuri, ho 20 anni e vengo dalla provincia di Maniema, precisamente dalla città di Kindu; per un periodo della mia vita ho vissuto nel territorio di Kasongo con i miei genitori che attualmente vivono ancora lì. Io sono da poco arrivata a Goma e attualmente vivo nel Centro Marguerite.

Prima di arrivare a Goma studiavo e nel mentre ho conosciuto un ragazzo che mi ha completamente illuso sull'amore e sul futuro: a 17 anni, quando sono rimasta incinta di lui, è fuggito lasciandomi da sola. I miei genitori hanno deciso di portarmi dalla famiglia del ragazzo e quest'ultima non mi ha accolta bene. Ho sofferto molto perché questa famiglia mi faceva fare i lavori più umili in casa, non avevo altra scelta che sopportare questa situazione perché i miei genitori non potevano prendersi cura di me, soprattutto con la mia gravidanza di cui, in verità, ancora non sapevano niente.

Sono rimasta a casa del mio ragazzo in attesa di partorire e con l'aiuto di Dio l'ho fatto, ma non avevo nulla e non ricevevo nessun sostegno dalla sua famiglia , dovevo arrangiarmi da sola vendendo banane e arachidi per comprare anche la lozione e la polvere per il mio bambino.

Dopo il parto i miei genitori hanno saputo della mia sofferenza e hanno deciso di riprendermi con loro in casa. Qualche tempo dopo, mio padre ha finalmente trovato un lavoro come insegnante e con una gioia grande nel cuore mi sono detta che forse sarei potuta tornare a scuola per prendere il diploma, ma purtroppo questo mio desiderio non si è potuto avverare perchè la povertà era ancora tanta e non potevo chiedere a mio padre questo sacrificio, per cui in seguito ho detto a mio padre che avrei lasciato gli studi per continuare con la mia piccola attività di vendita di banane.

Qualche tempo dopo, abbiamo incontrato padre Kanto, Missionario d’Africa. Io e la mia famiglia siamo andati a chiedergli aiuto e lui ci ha detto che avrebbe contattato le sue conoscenze a Goma per valutare altre possibilità, abbiamo pazientato a lungo e, grazie a Dio, la sua risposta è stata positiva. Ho dunque lasciato il mio villaggio per arrivare fino a Goma e oggi abito a Casa Margherita. Ringrazio Dio per gli sforzi di tutte queste persone che hanno reso possibile la mia permanenza qui; prima di arrivare vivevo nella povertà, la vita non aveva significato. Da quando sono qui, non ho più le preoccupazioni di prima, mi sento libera, mangio bene, dormo bene, sono finalmente serena e sto imparando un mestiere che mi aiuterà in futuro a rendere me stessa indipendente. Dico davvero grazie a Don Bosco per tutto."

"Maison Marguerite" è un centro di accoglienza e formazione per ragazze, donne e bambini in situazioni di vulnerabilità a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, dove il VIS opera da oltre vent' anni. Le educatrici sostengono le ragazze nel percorso di recupero di autostima e di superamento del trauma che ha causato le loro vulnerabilità, oltre a proporre loro percorsi di formazione professionale affinché possano costruire il loro futuro.

Per conoscere meglio la situazione nella Repubblica Democratica del Congo e l'azione del VIS ascolta il podcast "Bosembo".

 

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Un Paese enorme, ricco di materie prime e con una popolazione molto giovane (il 48% ha meno di 18 anni).

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A Goma il grido dei giovani arriva attraverso l'arte

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Francine

“Mi chiamo Francine Lumo, sono nata a Masisi il 6 giugno del 2005 e i miei genitori si chiamano Pascal e Kasiwa.

Mio padre era un soldato ed è morto durante il periodo della guerra e mia madre, dopo qualche tempo, si è risposata. Poco dopo, io, mia madre e il mio patrigno siamo andati a vivere a Kirotshe, ma lì la vita non era per niente facile. Mia madre, infatti, non svolgendo alcuna attività lavorativa non aveva un’autonomia economica, dipendeva in tutto e per tutto dal suo nuovo marito. Così la mia famiglia ha iniziato a considerarmi come un peso e il mio patrigno, a poco a poco, ha iniziato a discriminarmi ed emarginarmi: non potevo nemmeno più mangiare in loro compagnia.

Lui spesso tornava a casa dopo aver bevuto e gridava a tutto il quartiere che io non ero sua figlia e che dovevo tornare a casa di mio padre. Tutto questo mi faceva stare male e creava dentro di me una pesantezza opprimente perché sentivo che non c’era più spazio per me.

Avevo smesso di studiare e di pensare al futuro, ad un certo punto ero andata a vivere con uno zio materno. Mio zio mi ha iscritto a scuola e ha cercato di fare del suo meglio, ma ogni volta che pagava le tasse scolastiche o comprava qualcosa di cui avevo bisogno sua moglie gli creava problemi. Alla fine, per non essere troppo di peso per mio zio, sono tornata a vivere di nuovo con mia madre.

Un giorno, per caso, quando ormai credevo non ci fosse più nulla da fare per me, ho incontrato delle ragazze che erano tornate da una certa Maison Marguerite; le ragazze erano allegre e sembravano davvero in gamba. Alcune avevano già imparato nozioni di cucina, altre sapevano fare acconciature e altre ancora cucire. Dentro di me si è accesa una speranza e ho chiesto loro come potessi fare anch’io per frequentare i corsi di formazione di cui mi avevano raccontato. Mi dissero di andare al Centro Marguerite e parlare con i responsabili; così sono partita da Kirotshe a piedi e, senza pensarci un attimo, ho percorso i 30 km che mi separavano da Goma, pur non conoscendo nessuno e non avendo la certezza di riuscire a rientrare a casa per la notte.

Appena arrivata ho incontrato Edgard, l’assistente sociale, che mi disse che l'anno scolastico stava per finire e quindi era tardi per le iscrizioni, ma che sarei potuta tornare l’anno successivo. Non mi demoralizzai e ho aspettato pazientemente.

Finalmente un martedì, lo ricordo molto bene, vidi Edgard venire da me per dirmi di prepararmi: il giorno dopo saremmo partiti per il Centro Marguerite.

Da quel momento molte cose sono cambiate nella mia vita. Oggi abito alla Maison Marguerite con delle ragazze che considero sorelle, sono accolta, nutrita e vestita, senza dover dare nulla in cambio. Ho potuto scegliere una professione e ho imparato a fare succhi, preparare ciambelle e tante altre ricette. Sto continuando ad imparare e spero di andar via da qui con una buona padronanza di quest'arte culinaria che sto apprendendo e che insegnerò anche ai miei fratelli e sorelle minori rimasti a casa. Il sogno, un giorno, è quello di aprire un nostro ristorante che ci permetta di vivere senza dover soffrire né dipendere da qualcun altro.”

"Maison Marguerite" è un centro di accoglienza e formazione per ragazze, donne e bambini in situazioni di vulnerabilità a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, dove il VIS opera da oltre vent' anni. Le educatrici sostengono le ragazze nel percorso di recupero di autostima e di superamento del trauma che ha causato le loro vulnerabilità, oltre a proporre loro percorsi di formazione professionale affinché possano costruire il loro futuro.

A Goma si va in scena: iniziano le attività per garantire pari opportunità sociali e formative

“Garantire pari opportunità sociali e formative ai giovani e alle donne della città di Goma per contribuire a costruire una società più equa e responsabile nella regione del Nord Kivu in Repubblica

LEA

Lea è arrivata al Centro Don Bosco di Goma con le sue tre sorelle quando aveva solo due anni. Il padre, dopo essersi separato dalla madre, si è risposato e si è disinteressato a lei e alle altre figlie; la madre era malata di HIV ed è venuta a mancare.

Il Centro le ha accolte e ha cercato di dare una famiglia a queste bimbe. Sono stati fatti diversi tentativi di reinserire Lea e le sue sorelle a casa dello zio, ma questo percorso non è andato a buon fine. Grazie all’intervento degli assistenti sociali del Centro Don Bosco una donna generosa che conosceva la loro madre ha deciso di occuparsi di loro.

Dal primo giorno in cui è arrivata presso il Centro Don Bosco, gli operatori del Centro hanno sempre seguito il percorso di Lea e delle sue sorelle fornendo loro supporto, pagando gli studi e continueranno a sostenere le bambine finché sarà necessario.

Ora Lea ha 12 anni e, finalmente, vive in un luogo sicuro e familiare dove poter giocare e crescere serenamente con le sue sorelle.

Patrick

Patrick ha 12 anni e da quando sua madre è morta a causa della malaria, quattro anni fa, è stato accolto nel Centro Don Bosco Ngangi a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, che ospita bambine, bambini e giovani che lì trovano protezione e la possibilità di costruire il proprio futuro.

22 maggio 2021: il vulcano Nyiragongo, uno dei più pericolosi al mondo, erutta con violenza provocando forti scosse di terremoto e la lava incandescente avanza verso la città.

27 maggio 2021: le autorità ordinano di evacuare 10 dei 18 quartieri di Goma. Patrick, insieme agli altri 282 bambine e bambini e a 187 giovani, con l’aiuto del VIS viene trasferito a 35 km dalla città, in una scuola agraria salesiana.

5 giugno: la situazione nelle aule della scuola è complessa. Nella zona, tra i rifugiati, sta dilagando un’epidemia di colera, oltre al Covid. Il governo autorizza un graduale rientro in città. I Salesiani e il VIS decidono di riportare Patrick e gli altri bambini al Centro.

11 giugno: i salesiani e il VIS stanno cercando di allestire Maison Gahinjia, che attualmente ospita 35 ragazzi in situazione di strada, per poter accogliere 100 bambini durante il giorno e 60 anche per la notte.

 

 

Emergenza Goma

L’Eruzione del Vulcano Nyragongo a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, sta distruggendo case, beni e il futuro di migliaia di famiglie.

Erano le 18.30 del 22 maggio quando a Gom

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