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R.D. Congo: aggiornamenti dal campo di Ngangi.

Continuano i combattimenti tra i ribelli dell’M23 e l’esercito congolese nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Si è concluso il progetto “Start Your Business!”

Presso l’Università di Betlemme si sono da poco concluse le celebrazioni in occasione della seconda edizione dello “Yunus Social Business Festival”, dedicato alla diffusione del concetto di imprend

Hanna

"Mi chiamo Hanna, ho 32 anni e vengo dalla città di Lysychansk nella regione di Lugansk.

La guerra ci ha colto inaspettatamente il 24 febbraio verso le 5-6 di mattina. Gli adulti si stavano preparando per andare a lavorare e i ragazzi a scuola. Abbiamo sentito due potenti esplosioni e all’inizio non avevamo capito cosa stesse succedendo.

Non pensavamo ad una nuova guerra, ma verso le 9-10 di mattina i mezzi di trasporto pubblico si sono fermati e poco dopo è stata trasmessa l’informazione che confermava l’inizio della guerra.

Siamo riusciti ad andare via da Lysychansk solo ad aprile. Fino ad allora siamo rimasti chiusi in casa. Insieme con gli altri abitanti abbiamo costruito un rifugio antiaereo dove avevamo portato vestiti, acqua ed elettricità, poltrone e letti per non far dormire i ragazzi per terra.

Dato lo scoppio inaspettato della guerra non c’era nessun piano di evacuazione pronto. La gente andava via per conto proprio. Poi si sono iniziati ad utilizzare i treni ma ci volevano quattro ore per arrivare alla stazione dalla nostra casa e con i miei figli e la nonna il viaggio non era sicuro.

Dopo un po’ di tempo hanno distrutto la ferrovia ed hanno iniziato ad usare i pullman per evacuare le persone. Questo significava fare nuove file e tre ore di cammino per arrivare al luogo dell’evacuazione, che non era sempre garantita a causa dei potenti bombardamenti. Rimanevamo a casa in attesa del momento giusto per andare via. Avevamo terminato anche le medicine; io con il diabete di tipo 1 non riesco a sopravvivere a lungo senza insulina. Non potendo i volontari trasportare medicine di quel genere, abbiamo deciso di scappare.

Avevamo prenotato un taxi, ma quando eravamo in procinto di partire un’amica mi chiamò per dirmi che il punto d’evacuazione era stato bombardato.

Per la seconda volta eravamo rimasti bloccati. Dopo qualche giorno, ci ha telefonato un’amica di mia mamma che era da due settimane a Dnipro e si offrì di contattare dei volontari che raccoglievano soldi e organizzavano l’evacuazione da Lysychansk con macchine private.

La mattina seguente siamo partiti verso mezzogiorno. Durante il viaggio a Dnipro, che è durato 7-8 ore, vedevamo tanti pullman e macchine distrutte dal conflitto a fuoco. Siamo rimasti a Dnipro un paio di settimane prima di proseguire il viaggio.

Da lì con il treno siamo arrivati a Leopoli perché una nostra amica ci aveva detto che i Salesiani accoglievano i rifugiati dall’est. E così siamo arrivati a casa Don Bosco dei Salesiani. Dopo qualche giorno ci hanno detto che a Leopoli avevano costruito un altro campo dove ci siamo trasferiti a maggio.

Da quando siamo arrivate al campo io e Natalya lavoriamo in cucina distribuendo il pranzo e nel tempo libero lavoriamo con i ragazzi per distrarli un po’. Grazie al dipartimento dell'educazione e a Don Andriy, abbiamo creato il primo gruppo in Ucraina per i figli degli sfollanti interni. Il gruppo si chiama “Piznayko” e i ragazzi si trovano dalle ore 9 fino alle 13.

Ringraziamo tantissimo i Salesiani per l’aiuto perché il nostro Paese ne ha tantissimo bisogno e speriamo che la guerra termini il più presto possibile."

Mariapolis è una cittadella modulare allestita dal Comune di Leopoli grazie alla collaborazione dei Salesiani di Don Bosco e al sostegno del governo polacco per accogliere gli sfollati di guerra. È sostenuta grazie al contributo degli enti salesiani italiani attivi nella solidarietà internazionale e al cofinanziamento dell'Agenzia Italia Cooperazione allo Sviluppo con il progetto "Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione colpita dalla crisi in Ucraina.

Judy

“Mi chiamo Judy Elia, sono una dentista di Aleppo e voglio condividere con voi l’esperienza del terremoto.

Quando è successo eravamo a letto, ci siamo svegliati e in pochi secondi siamo scesi in strada. Non avevamo nulla, l’unica nostra preoccupazione era allontanarci da casa, cercare un posto aperto, lontano dai palazzi. La situazione era molto difficile perché pioveva. Dopo un po’ di tempo sono tornata a casa per prendere le cose essenziali poi abbiamo trovato rifugio dai Salesiani, dove viviamo dal giorno del terremoto.

I Salesiani hanno aperto le loro porte, non ci è mancato nulla, ci hanno dato delle coperte, dei materassi e tre pasti al giorno, ci hanno dato sostegno non solo materiale ma anche morale”.

Il VIS insieme agli altri enti salesiani italiani attivi nella solidarietà internazionale sta sostenendo i Salesiani in Siria che cercano di fornire alloggi e aiuti d'emergenza alla popolazione, già estremamente provata dalle conseguenze del conflitto armato, dalla crisi economica e da un inverno particolarmente rigido.

Ad oggi, più di 350 persone, la cui abitazione è stata fortemente danneggiata, sono ospitate nel centro salesiano di Aleppo, ricevendo vestiti, cibo e conforto.

A Kafroun i Salesiani stanno ospitando più di 300 sfollati provenienti dalle zone colpite e anche i Salesiani di Damasco hanno aperto il Centro Don Bosco per accogliere un piccolo numero di famiglie provenienti da Aleppo.

Bosembo, il nuovo podcast del VIS sulla poesia della resistenza per i ragazzi e le ragazze che hanno subito violenza nel Nord Kivu

Un Paese enorme, ricco di materie prime e con una popolazione molto giovane (il 48% ha meno di 18 anni).

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