Nataliya proviene dal villaggio di Nyzhnye, nella regione del Luhansk ed ha quattro figli. Ci ha raccontato la sua storia di una vita normale, con un lavoro da custode nella scuola di Toshkivka a pochi chilometri da casa e dove i suoi bambini hanno studiato, ma che improvvisamente è stata travolta dalla guerra.
Fatjon è un ragazzo di Gruemirë, villaggio nel nord dell'Albania, che, dopo aver lasciato il proprio Paese e aver vissuto in Italia, Inghilterra ed Olanda, è tornato in Albania per realizzare il suo sogno: diventare un produttore di vino locale, valorizzando le tradizioni e le qualità della sua terra.
Nel 2012 ha impiantato un vigneto nell’appezzamento di terreno ereditato dalla sua famiglia, ha progettato autonomamente un sistema di irrigazione e, nonostante le condizioni non ancora ottimali, ha iniziato a produrre vino e raki nel garage di sua sorella.
“Non voglio piangere davanti a lei”. Ladomila, la mamma di Malina, come nel film "La vita è bella", cerca di raccontare la loro fuga dall'Ucraina come un'avventura e non come una tragedia. A 9 anni Malina è stupita da tutto ciò che sta scoprendo: un nuovo Paese, tante persone intorno, manifestazioni di affetto e solidarietà che non sa come interpretare.
Il VIS insieme ad altri enti salesiani sostiene le comunità dei confratelli in Ucraina attivando una grande catena di solidarietà per sostenere il loro piano di emergenza e anche le comunità dei Paesi limitrofi che stanno accogliendo profughi come la Slovacchia e la Polonia.
“Siamo Mustafa e Ahmad, abbiamo 22 anni, viviamo a Betlemme e abbiamo una passione in comune: l’energia e tutte le sue possibili applicazioni! Siamo amici, ma la nostra è una storia d’amicizia particolare; ci siamo conosciuti grazie al progetto NUR – New Urban Resources durante i corsi intensivi di efficientamento energetico ed energia rinnovabile al Centro di Formazione Professionale Salesiano e, poi, abbiamo frequentato quelli di scrittura di Business plan all’Università di Betlemme.
Cecília e Jairo sono due fratelli di rispettivamente 21 e 24 anni che vivono a Luanda, nel quartiere di Sambizanga, detto anche "Lixeira" per la quantità di spazzatura presente per strada.
Poiché i genitori non possono permettersi di sostenere i costi universitari per entrambi i figli, solo Jairo frequenta l'università. Il papà è un tassista locale, la mamma vende i suoi dolci sulla porta di casa e nei mercati. Cecília, per ora, avendo molto tempo libero, si occupa della casa, aiutando la mamma a cucinare e accudendo i quattro cuginetti che vivono con due zie e la nonna materna.
Lea è arrivata al Centro Don Bosco di Goma con le sue tre sorelle quando aveva solo due anni. Il padre, dopo essersi separato dalla madre, si è risposato e si è disinteressato a lei e alle altre figlie; la madre era malata di HIV ed è venuta a mancare.
Mi chiamo Lidia, ho compiuto quarant’anni e ho tre bimbi di 10, 4 e 2 anni. Mio marito è non vedente e non può svolgere alcun mestiere. Quando ho saputo della possibilità di frequentare il training per la produzione di sapone nero ho deciso subito di partecipare, non solo perché avevo bisogno di lavorare ma anche perché sentivo il bisogno di sentirmi utile, non riuscivo a rimanere a casa.
Mi chiamo Yéro Diallo, sono uno studente di 14 anni del primo anno del liceo Makacolibantang, nel dipartimento di Tambacounda, in Senegal. Vengo dal villaggio di Saré Boye, mia madre è morta e mio padre è un anziano contadino che non può più lavorare i campi, per cui spesso lo aiuto.
Mi sento reinserito nella società grazie alle azioni che i Salesiani di Don Bosco Angola e il VIS sviluppano a favore dei bambini, delle bambine e dei giovani che vivono in situazione di strada, come facevo anche io. Ora come attivista comunitario aiuto le persone a comprendere il valore della prevenzione. Voglio condividere la mia storia di riscatto con i bambini e i giovani che ancora vivono per strada, perché decidano consapevolmente di abbandonarla.
Patrick ha 12 anni e da quando sua madre è morta a causa della malaria, quattro anni fa, è stato accolto nel Centro Don Bosco Ngangi a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, che ospita bambine, bambini e giovani che lì trovano protezione e la possibilità di costruire il proprio futuro.
22 maggio 2021: il vulcano Nyiragongo, uno dei più pericolosi al mondo, erutta con violenza provocando forti scosse di terremoto e la lava incandescente avanza verso la città.
Sono Sifa, ho sedici anni e vivo a “Maison Ushindi” presso il Centro Don Bosco Ngangi a Goma, una casa di accoglienza per bambine e bambini piccoli. Il centro ospita anche 6 ragazze fino ai diciassette anni e io sono una di loro. La nostra casa è grande, è divisa per dormitori a seconda dell’età che si affacciano sull'area giochi comune e sulla zona lavanderia.