Grave rischio per l’accesso umanitario in Palestina: le nuove restrizioni di Israele ostacolano l’intervento delle ONG
Pubblichiamo l’appello della 'Piattaforma delle ONG Italiane in Medio Oriente e Mediterraneo' di cui il VIS fa parte:
AOI e la Piattaforma delle ONG Italiane in Medio Oriente e Mediterraneo denunciano con preoccupazione le nuove disposizioni annunciate il 9 dicembre 2024 dal governo di Israele ed entrate in vigore il 9 marzo 2025. Queste misure impongono un rigoroso iter di registrazione per le ONG internazionali e criteri più stringenti per il rilascio dei visti agli operatori umanitari, rappresentando un grave attacco all’operatività delle organizzazioni impegnate sul campo nei Territori Palestinesi Occupati.
In un momento in cui la popolazione palestinese affronta elevate necessità di assistenza, tali misure rischiano di ridurre ulteriormente lo spazio operativo per le ONG. Il trasferimento della responsabilità per la registrazione e l’approvazione dei visti a un team interministeriale, comprendente autorità legate alla Difesa, alla Sicurezza e ad altri settori, introduce criteri discrezionali che rischiano di condizionare l’accesso all’aiuto umanitario su basi politiche e soggettive.
In particolare, il nuovo iter amministrativo prevede il rifiuto delle registrazioni e dei visti qualora vengano riscontrate situazioni quali: la negazione dell'esistenza dello Stato di Israele come Stato ebraico e democratico; l’incitamento al razzismo e sostegno alla lotta armata contro Israele, nonché il mantenimento di legami o finanziamenti a organizzazioni terroristiche; il coinvolgimento in attività criminali che mettono in pericolo la pace e la sicurezza pubblica; la diffusione di informazioni false o violazioni dei termini dichiarati nella domanda di registrazione; la promozione di appelli al boicottaggio o attività volte a delegittimare lo Stato di Israele nei 7 anni precedenti la richiesta di registrazione.
L’elenco, non essendo peraltro esaustivo, lascia ampio margine a decisioni soggettive e potenzialmente arbitrarie.
Le misure adottate rappresentano una palese violazione degli obblighi internazionali. In particolare, la Quarta Convenzione di Ginevra – art. 59 – impone allo Stato occupante di facilitare l’accesso umanitario, garantendo che le popolazioni in situazioni di conflitto possano ricevere i soccorsi indispensabili per la loro sopravvivenza. Tale obbligo è stato ribadito nel parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (19 luglio 2024) e nella Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (19 settembre 2024), che condannano qualsiasi misura che ostacoli l’accesso agli aiuti umanitari.
L’inasprimento dei criteri amministrativi non solo potrebbe portare all’esclusione di numerose ONG dal territorio, ma rischia altresì di generare un clima di timore e autocensura tra gli operatori umanitari. Questa dinamica, oltre a compromettere la neutralità delle azioni di soccorso, mette in pericolo il diritto dei civili a ricevere assistenza salvavita, aggravando ulteriormente le sofferenze in una zona già estremamente vulnerabile.
Alla luce di questo scenario, si sollecita il Governo Italiano a:
• Richiedere a Israele la revoca immediata delle nuove misure, ripristinando un iter di registrazione e rilascio dei visti conforme agli standard internazionali;
• Promuovere l’attivazione di una procedura provvisoria per il rilascio dei visti umanitari, tutelando così l’operato degli operatori sul campo;
• Incoraggiare l’istituzione di un tavolo di confronto con le ONG e l’UN-OCHA per definire criteri chiari, trasparenti e condivisi;
• Intensificare gli sforzi diplomatici e politici per garantire che l’accesso ai soccorsi non sia strumentalizzato per fini politici.
È indispensabile un intervento deciso per ripristinare le condizioni per un’assistenza efficace e per riaffermare il rispetto degli obblighi internazionali, al fine di proteggere la dignità e i diritti dei civili.
Roma, 24 marzo 2025