resto@ttivo #diaridalmondo - Quando le donne del Ghana preparano il fufu
Per i diari di resto@ttivo nel mondo pubblichiamo la testimonianza di Giampaolo Gullotta rappresentante Paese VIS in Ghana:
“Le mani, gli occhi, i movimenti delle donne che ho incontrato in questi mesi sono come parte di un’antica preghiera che proviene da questa terra rossa africana, come fossero versi di litanie arcane che prendono vita e forma stimolate dalle azioni e l’impegno che mettono nel portare avanti le attività dei nostri progetti.
Quando entriamo nella fattoria didattica di Stella osserviamo una donna capace di insegnare agli studenti che frequentano il corso in agricoltura organica. Tutti sono felici e desiderosi di apprendere, da come si coltiva il pomodoro in campo aperto non usando pesticidi a come allevare i maiali in strutture rispettose degli animali.
Ogni passo compiuto nella fattoria è una scoperta anche per noi ed allo stesso tempo una grande conquista. Infatti, non è stato semplice avviare questi corsi durante la pandemia da coronavirus, abbiamo dovuto ottenere il nulla osta dalle autorità locali e mettere in sicurezza la fattoria, tramite veronika buckets (grossi bidoni riempiti d’acqua per lavarsi le mani) e tramite la distribuzione di disinfettante per le mani e mascherine per gli studenti. Stella si dimostra propositiva e la sua piccola fattoria incastonata fra le colline della Brong Ahafo Region prospera piano piano, si dischiude come i petali di un fiore per mostrare tutta la sua bellezza e le sue potenzialità.
Prima di andarcene ci offre del fufu, polenta di radice di yam immersa in una zuppa di pesce essiccato e pollo, si mangia rigorosamente con le mani e bisogna essere abili ad imparare anche ad usarle a mo’ di cucchiaio. Le mani di Stella sono forti, esprimono l’amore che ha per la propria terra e per la natura che la impreziosisce, tramite questa forza cerca di costruire un Ghana migliore. La stessa sensazione la provo all’avvio dei corsi di produzione di black soap (sapone nero), un tipico prodotto tradizionale ghanese. Tale corso è rivolto principalmente a giovani donne vulnerabili, ed è stato avviato in 4 differenti località della regione. Ad ogni lancio del corso, rimango ipnotizzato dagli occhi delle donne che si trovano di fronte a me, sono profondi e limpidi come laghi cristallini di montagna che ti rapiscono l’anima. Le donne compostamente sedute mi fissano e cercano di capire come sarà il corso e quale opportunità gli concederà e se grazie ad esso potranno emanciparsi e migliorare le loro condizioni di vita. Io lo spero, spero di poter vedere innescato un processo di sviluppo attraverso la produzione e la distribuzione di questo “sapone nero”. Lascio ogni inaugurazione osservando ancora i loro occhi, pieni di volontà di fare, sono lo specchio di questa terra, sono i testimoni delle generazioni che crescono, racchiudendo la speranza di un futuro più prospero. In questi mesi, l’universo femminile è stato al centro delle nostre attività e con esso abbiamo avviato nuove azioni di sviluppo, sostenute dall’enorme impegno riscontrato dalle donne stesse, tramite la forza delle loro mani e la profondità dei loro sguardi, ma soprattutto dalla loro volontà e gioia di fare, armonizzandosi con il contesto che le circonda.
Questa armonizzazione si può riscontrare in un gesto ancestrale che tutte loro fanno quando preparano il fufu. Per rendere la radice come polenta, lo yam o la cassava, una volta bollito deve essere pestato, ciò avviene tramite un grosso bastone che ritmicamente pesta la radice bollita, mentre c’è una persona che evitando di farsi schiacciare la mano, gira costantemente la radice fino a quando diventa polenta. Di norma chi gira la radice è sempre una donna, e questo gesto, che è una delle essenze del Ghana, racchiude tutte le virtù di una donna, la quale si prende cura dei propri figli e della propria terra, proprio come si adopera per preparare il fufu utilizzando l’abilità e la forza delle sue mani e prestando massima attenzione con i suoi occhi. In questo periodo di difficoltà, ci siamo affidati alle mani delle donne, alle mani di Stella che cura e coltiva la sua fattoria, agli occhi delle decine di ragazze, donne, madri che stanno apprendendo come produrre del sapone nero biologico, ci siamo affidati ai loro gesti silenziosi e composti che disegnano questa terra d’Africa, quasi tessendola attraverso un arcolaio, con tutta l’attenzione e la cura che solo una donna può dimostrare.”