L’approccio comunitario per lo sviluppo umano e sostenibile delle aree rurali e marginali. Il caso albanese nella visione e azione di Pier Paolo Ambrosi
“Il 9 luglio del 1991 sono arrivato in Albania, era un martedì. Non immaginavo assolutamente che per me cominciava un’altra vita ed un’altra storia, che dura da oltre un quarto di secolo, e che l’Albania e gli Albanesi sarebbero diventati il mio paese e la mia gente. Faccio un piccolo bilancio e mi accorgo che dopo tanti anni non ho ancora niente di mio. Difficile da capire e spesso anche da giustificare. Posso solo dire che non venni per me. Ho cercato di lavorare e di farlo bene”. Così scriveva qualche anno fa Pier Paolo Ambrosi, scomparso il 2 giugno 2021.
È arduo spiegare l’impatto che il suo lavoro ha avuto in Albania in 30 anni di cooperazione, la maggior parte dei quali insieme al VIS. Ci hanno provato i colleghi del team VIS Albania, organizzando un convegno sulla sua visione e sul suo approccio dal titolo “L’approccio comunitario per lo sviluppo umano e sostenibile delle aree rurali e marginali. Il caso albanese nella visione e azione di Pier Paolo Ambrosi”. Il convegno si è svolto nell'ambito di una serie di iniziative a lui dedicate.
Ospiti d’eccezione la moglie Lorenza e i figli Emmanuele, Gianluca, Matteo e Davide, che insieme ad altri familiari sono arrivati dal Veneto, loro terra di origine, per partecipare all’evento ma soprattutto per toccare con mano le tracce indelebili lasciate da Pier Paolo nel cuore di tantissime persone, specialmente nelle regioni montuose del Nord, nelle valli del Kelmend e di Shkrel.
Alla base di tutto, il suo approccio: condivisione, corresponsabilità, partecipazione. Su queste fondamenta ha immaginato che le terre isolate, marginalizzate e a rischio spopolamento del Nord sarebbero rinate attraverso la valorizzazione del territorio, delle tradizioni enogastronomiche e la promozione del turismo.
“Pier Paolo – ha spiegato Anna Carboni, attuale rappresentante Paese VIS Albania – ha scritto per la prima volta un progetto in cui un fondo non era preventivamente destinato a un progetto, ma consegnato alla comunità locale affinché decidesse come usarlo e amministrarlo con il supporto e la supervisione di ong e istituzioni”. Un metodo faticoso e rischioso all’inizio, che un grosso investimento in fiducia e relazioni, ma che nel tempo ha dimostrato essere vincente: “Analizzando solo gli ultimi 12 anni – ha spiegato Anna Carboni - i progetti che il VIS ha portato avanti in Albania hanno raggiunto 35mila beneficiari diretti. Sono stati realizzati 81 progetti comunitari per migliorare servizi e infrastrutture, erogati 494 microcrediti a piccole attività economiche rurali e 51 mini grant a supporto di piccoli business nei settori dell’agricoltura, allevamento, ristorazione e turismo”. Tutto ciò è stato possibile anche grazie al progetto "Giovani e Territorio: radici di una comunità in cammino verso l’integrazione con la famiglia europea”, co-finanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) di cui si sono presentati i risultati.
Una progettualità che è stata possibile anche grazie alla sua consapevolezza sull'importanza del credito per sostenere la piccole attività rurali: "Nella zona del Kelmend e Shkrel mancavano le istituzioni bancarie - ha raccontato Altin Muça di Fondi Besa - dal 2009 con Pier Paolo abbiamo dato la possibilità di avere microcrediti, sebbene non fosse una prassi e una cultura diffuse. Da allora abbiamo finanziato 380 famiglie e introdotto la cultura del credito nella zona".
Nico Lotta, presidente del VIS ha paragonato l’essere padre, maestro e amico di Don Bosco alle qualità di Pier Paolo: “È stato maestro di cooperazione nel senso più autentico, capace di condividere la sua esperienza e far crescere i giovani. Ha applicato un modello di cooperazione secondo la sua accezione più autentica: fare insieme. Lavorare per una comunità, con una comunità e lasciare lavorare quella comunità. Un modello che è stato esportato in altri Paesi, ad esempio in Ghana dove siamo riusciti a replicare il suo approccio comunitario".
Ad intervenire al convegno anche rappresentanti di partner, come Cesvi e Cisp, e di istituzioni, tra cui l’Ambasciata italiana a Tirana e Aics: “Il punto – ha spiegato Enrico Azzone di AICS Tirana – non è solo il contributo economico che la cooperazione italiana porta sui territori; i fondi sono solo strumenti che hanno senso solo se c’è impegno, partecipazione, valore comunitario. Tutto questo si fa solo conoscendo e il territorio: quello che Pier Paolo ha sempre fatto. La sua vita di cooperante è stata una vita condivisa, stava con le persone con cui ha condiviso un percorso. In Aics se c’era un problema, se c’era un consiglio da chiedere, sapevamo che potevamo contare su di lui”. Arben Kipi della FAO ha ricordato l'inizio della sua missione in Albania: "Mi aiutò ad inserirmi rapidamente nel territorio, offrendomi la sua amicizia, condividendo la sua esperienza nelle zone rurali e aiutandomi a capire quali prodotti andavano sostenuti per rilanciare lo sviluppo".
Tante le voci dei beneficiari, tra cui lo chef e imprenditore Altin Prenga, Drita Tanazi, impegnata come Agente di Sviluppo Locale e Milva Ekonomi, ex ministro dell'Agricoltura albanese e attuale ministro senza portafoglio per gli standard e i servizi.
Marco Bezzi dell’Università di Trento ha raccontato la storia del piano di gestione ambientale realizzato con VIS Albania, occasione per coinvolgere gli studenti di ingegneria per lo sviluppo umano e sostenibile che hanno potuto mettere in pratica sul campo le nozioni teoriche. Michele Rumiz, di Slow Food ha sottolineato che grazie al suo “saper fare rete e fare comunità” VIS e Slow Food hanno realizzato una mappatura delle diversità agroalimentari e avviato Slow Food in Albania, ricordando un'altra caratteristica fondamentale di Pier Paolo, essere un visionario. Giulio Antonini dello Iusve si è invece soffermato sulla visione di ecologia integrale di Pier Paolo, perfettamente in sintonia con il messaggio della Laudato si' di papa Francesco.