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Ciao Carlos!

La famiglia salesiana e tutto il VIS si stringono intorno alla cara collega Sabina per la morte di Carlos De Oliveira Soma, che ha dedicato tutta la sua vita ai giovani vivendo in pienezza lo spirito di Don Bosco.

Era nato a Luanda, piú precisamente a “Sambila” come amava puntualizzare chiamando cosí il municipio di Sambizanga dove é crescito frequentando il Centro Salesiano nel Bairro Mota della Parrocchia di São Paulo. Qui ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza imparando ad amare ed a vivere il sistema educativo salesiano e la cura dei piú piccoli e vulnerabili, ai quali ha dedicato poi tutta la sua vita fin da giovanissimo, dimostrando grandi capacità affettive e di leadership. Quando, infatti, ancora non aveva preso vita la Rete Salesiana per il reinserimento dei bambini in situazione di strada “Lares Dom Bosco”, (successivamente promossa dal VIS insieme ai Salesiani), é stato uno dei primi giovani volontari che alla fine degli anni '90, percorreva alla sera le strade della cittá di Luanda per dare sostegno e conforto ai bambini in situazione di strada, ma soprattutto portando luce nell’oscuritá della notte e del conflitto civile che affligeva il suo Paese.

Carlos ha poi coniugato il suo percorso di educatore e di Cooperatore Salesiano con le sue aspirazioni professionali formandosi come Educatore Sociale presso l’Isituto ICRA di Luanda, volendo mettere a disposizione dei piú piccoli tutte le sue energie e capacitá, anche professionali.

Nel 2001 prese poi la decisione di perfezionare la sua formazione in ambito sociale e di venire quindi a Roma per completare i suoi studi all'Università Pontificia Salesiana. Questo passaggio della sua vita é stato realizzato nell’ambito della progettualitá salesiana per sostenere la formazione di giovani leader angolani, supportato in questo anche dal VIS, al quale Carlos era molto legato e con il quale ha collaborato anche in Angola nei progetti di sviluppo in corso in quegli anni. Il VIS, al quale era molto legato, ha facilitato il suo arrivo a Roma e la sua permanenza, accompagnandolo soprattutto nei primi anni. A Roma ha poi dato vita alla sua famiglia insieme a Sabina, ed ha continuato nel suo impegno con adolescenti e giovani in situazione di vulnerabilità nel Borgo Don Bosco, mettendosi a disposizione dei giovani piú fragili del nostro Paese, creando un ideale ponte tra gli adolescenti e i giovani vulnerabili dell’Angola e dell’Italia ai quali ha continuato fino alla fine della sua storia terrena, a dare tutte le sue energie umane, interiori e professionali diventando un punto di riferimento.

Oltre a una immensa perdita per i suoi cari e per tutti coloro che lo conoscevano nel nostro Paese, questa perdita è molto sentita anche in Angola, nonostante abbia lasciato il Paese da tanti anni. Questa partenza improvvisa e inaspettata per il cielo del loro "Papá", grande Leader e grande Alma - cosí era chiamato dai tanti giovani e amici angolani che oggi lo ricordano - lascia un grande vuoto insieme alla sua allegria sempre viva e contagiosa e alla sua eredità di bene.