I ministri di 35 nazioni, tra cui Usa, Ue, Brasile, India, Sud Africa, Kenia e Egitto, riuniti a Ginevra per far giungere a conclusione i negoziati sulla liberalizzazione del mercato mondiale lanciati nel 2001 a Doha, all'interno del World Trade Organization (Wto). Dopo sette anni di conferenze ministeriali, di interruzioni e ripartenze come Seattle, Cancan, Hong kong i governi sono in cerca di un accordo definitivo rischiando di mettere in secondo piano le reali emergenze del pianeta.
Pochi minuti dopo l'inizio dei colloqui, il ministro del Commercio e dell'Industria egiziano, Rachid Mohammed Rachid, ha espresso ottimismo sulla firma di un accordo in settimana. ''Sono ottimista perche' nessuno si aspetta niente da questa settimana, e quando le attese sono basse, le persone diventano piu' rilassate nei negoziati'', ha spiegato.
Giunti alla terza giornata i negoziati si sono arenati nuovamente dopo che i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo si sono scontrati su temi come i sussidi agricoli e i dazi sui beni industriali. Ieri gli Usa hanno detto di essere pronti a portare i propri sussidi agricoli di 15 miliardi di dollari, ma India e Brasile e altri grandi paesi emergenti li hanno definiti " deludenti". Mentre il direttore dell'istituto per il commercio dell'Africa Orientale e australe riassume le critiche espresse da molti paesi del sud del mondo con la frase: Nessun accordo è meglio di un cattivo accordo".
"Se il Doha round verrà concluso, i principali beneficiari della liberalizzazione saranno le grandi imprese con pesanti ripercussioni sull'ambiente e sui lavoratori, agricoltori, donne e consumatori di tutto il nostro pianeta" afferma cosi il Tradewatch, un osservatorio promosso da numerose associazioni. Il governo italiano e l'Unione Europea sembrano invece sostenere l'apertura dei mercati dei paesi emergenti.
Le associazioni e campagne dell'osservatorio Tradewatch invitano il governo italiano a non firmare l'eventuale accordo di questi negoziati e incitano la società civile alla mobilitazione e alla promozione di iniziative di sensibilizzazione e di protesta e di seguire l'andamento dei negoziati.