2 ottobre 2013 - Da ieri la situazione è ritornata alla normalità. Camionette dell’esercito pattugliano la città. Ci sono ancora alcuni gruppi che manifestano pacificamente per la morte di alcune persone durante gli scontri dei giorni scorsi, come un ragazzo di 24 anni e un farmacista. Le stime ufficiali (Aljazeera, on 27 September: The protests over the last week, in which at least 50 people have been shot dead according rights groups, are seen as the biggest domestic challenge faced by President Omar al-Bashir since he came to power after a coup in 1989) parlano di almeno 50 persone uccise durante le manifestazioni e almeno 700 arrestate (At least 700 people involved in Friday's demonstrations were arrested).
La gente è ancora molto scossa emotivamente, soprattutto gli abitanti delle aree che hanno visto gli scontri più violenti, come Ondurman, Bhari, Mayo e Kalakala. Nessuno si aspettava una reazione così violenta. Violenza in Sudan ce n’è sempre stata tanta, ma mai nella capitale che è sempre stata un’isola felice. La popolazione ricomincia lentamente a riprendere le proprie attività quotidiane, ma le scuole, gli istituti e le università pubbliche resteranno chiuse fino al 20 di Ottobre. Anche il centro dei Salesiani ha dovuto chiudere le sue porte e questo comporterà un notevole ritardo sul programma di studio.
Gli studenti sono a casa con le proprie famiglie. Lo staff del VIS continua a lavorare con gli insegnanti, pochi, che vengono al centro: si pianificano le attività culturali e sportive dei prossimi mesi, si organizza il corso di “Entrepreneuship” per gli studenti del terzo anno, si prepara la formazione per gli operatori del Job Placement Office. Chissà se quella che si respira in questa afosa giornata di inizio ottobre è la calma prima o dopo la tempesta...