9 agosto 2012 - Il progetto Child Friendly Learning Space for Retournee Children of Mayo, finanziato dal VIS, da Cerveteri Solidale, da UNICEF, ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita di 600 bambini in Sudan nella speranza di dar loro un futuro migliore. Nonostante il progetto sia composto da diverse componenti, io posso parlarvi della parte sanitaria nella quale sono coinvolta direttamente, come membro della ONG locale MedSIN.
Neo laureata in Medicina, ero alla ricerca di un posto dove mettere in pratica quanto avevo appreso in questi anni di studio e, allo stesso tempo, mettere le mie conoscenze a disposizione di chi ne aveva bisogno. Venuta a conoscenza del progetto che il VIS voleva implementare nella baraccopoli di Mayo a Khartoum, ho pensato che sarebbe stata un’ottima occasione per iniziare. E così sono entrata a far parte di una squadra di 6 trainers, costituita da 3 dottori e da 3 studenti di medicina, con l’obiettivo di fare una visita medica a tutti i 600 bambini beneficiari dell’intervento e indirizzare poi i casi più gravi ad una clinica perché vengano curati. Il primo compito è stato quello di compilare un formulario per ogni bambino in cui sono stati registrati il nome, l’età, il genere e il livello d’istruzione e, in seguito, procedere ad un completo check-up. La visita comprendeva la misurazione del peso e dell’altezza, la cui relazione è indicativa del livello di malnutrizione, l’esame del sangue per identificare i casi di anemia. Tutto è stato registrato in modo da facilitare l’individuazione dei casi più gravi da orientare verso dei servizi di assistenza sanitaria specifici. Ogni giorno sono stati esaminati circa 30 bambini, da cui è venuto fuori che quasi il 20% dei bambini risulta avere patologie, alcune gravi, tra cui la tubercolosi. Il VIS sta prendendo contatti con alcune cliniche e ospedali pubblici per il trattamento di questi casi.
Da quanto ho potuto vedere, la cosa più importante per questi bambini è la colazione. Quando è ora del pasto, i bambini dimenticano tutto il resto e accorrono a grande velocità. Viene loro servito un piatto di pane e lenticchie che i bambini finiscono in un lampo. Dopo la colazione, verso mezzogiorno, i bambini rientrano in famiglia.
Tecnicamente il progetto sembra molto semplice, ma la sua implementazione è molto più difficile di quanto possa sembrare. In primis, il trasporto: quando una macchina non è disponibile, la nostra squadra di medici ha molte difficoltà a trovare un taxi che ci porti sul posto, considerato pericoloso e dalle strade impraticabili per via del fango. Inizialmente i bambini, ma soprattutto le loro famiglie, non si fidavano di noi perché non ci conoscevano. Alcuni bambini non volevano essere visitati, altri scappavano alla nostra vista. Inaspettatamente i problemi più grossi li abbiamo avuti con l’esame del sangue. A Mayo sembra sia diffusa tra la gente la leggenda per cui alcuni dottori rubano il sangue dei bambini per poi venderlo. Ma poi l’intervento dei capi della comunità locale che hanno spiegato alle famiglie che non dovevano avere paura per i loro figli ci ha permesso di continuare il nostro lavoro.
Per concludere, posso dire che questa è per me una esperienza dolce-amara, amara per la miseria e le malattie con cui ci siamo dovuti confrontare e per i problemi quotidiani che abbiamo dovuto affrontare, ma dolce per la relazione con i bambini che ogni giorno che passa, nonostante la loro timidezza e diffidenza, ci trasmettono la loro gioia di vivere nonostante tutto e il loro amore.
Il progetto si concluderà il 10 di settembre e spero con il tutto cuore che possa continuare per altri 3 mesi perché grazie ad esso a 600 bambini viene garantito un pasto al giorno, educazione e assistenza sanitaria
Questo articolo è stato scritto dalla Dott.ssa Khalda O. Abuelgasim della ONG MedSIN, partner del VIS in Sudan.
Traduzione a cura di Carlotta Nanni, volontaria VIS in Sudan.