15 giugno 2012 - Il VIS è a Rio. Vi scriviamo da RioCentro, il luogo dove si svolgono i negoziati e gli incontri, dibattiti che culmineranno con il Summit dei leader del mondo. Ecco le prime impressioni di Carola Carazzone, Presidente del VIS.
Grandissima la partecipazione della società civile, si parla di 18mila delegati, in 9 Major Groups che sono Partners organizzatori del Summit: organizzazioni non governative, Comunità scientifica e tecnologica, donne, lavoratori e sindacati, contadini, bambini e giovani, imprese e settore privato, autorità locali e popoli indigeni.
Alla conferenza di Rio del 1992 le ONG erano solo osservatori che dalla balconata assistevano ai negoziati senza poter prendere parte e alzare più di tanto la voce, ma proprio a Rio 20 anni fa in un momento topico di entusiasmo per la fine della Guerra Fredda è iniziata una nuova era per le ONG come nuovi attori nell'arena mondiale e oggi le ONG hanno opportunità che anche solo un decennio fa non erano immaginabili di partecipazione e advocacy. Per questo siamo qui, il VIS è qui a seguire in prima persona i lavori, ad interagire, a riflettere, a proporre idee, punti di vista alla luce dei nostri 25 anni di esperienza per la promozione e protezione dei diritti dei bambini e dei giovani che vivono in condizioni di povertà e vulnerabilità.
I negoziati sul documento "The future we want" che i Capi di Stato e di Governo dovranno adottare la prossima settimana procedono a rilento su entrambi i temi chiave della Conferenza: green economy e quadro istituzionale per uno sviluppo sostenibile. Pesante lo scontro tra USA e Paesi europei e G77. Gli USA hanno voluto cancellare dal paragrafo 7 il riferimento al diritto al cibo, i G77 chiedono un esplicito riferimento a consumi e produzione sostenibili. Lo scontro è sul riferimento a cibo, acqua, salute come diritti umani e non solo in termini di mero accesso; sulla sovranità sulle risorse naturali e il conseguente rifiuto di obblighi internazionali in termini di Convenzioni vincolanti e diritti umani.
I diversi Stati sono dunque fermi al palo in un gioco delle tre carte in cui appare chiaro come entrambe le posizioni mirino a sottolineare soprattutto le responsabilità altrui e sottacere le proprie. Il rischio è un passo indietro rispetto alla visione profetica della dichiarazione di Rio di venti anni fa con i suoi 27 principi fondamentali per un mondo più giusto. La questione oggi sul tavolo è quella di giustizia: non mancano le risorse, ma è la loro iniqua distribuzione il vero problema.
da RIO - Carola Carazzone, Presidente del VIS