23 settembre 2014 - Elia Simon è un bambino di 8 anni, accolto al Centro Don Bosco nel 2007, a causa di una malnutrizione severa avuta in conseguenza alla morte della mamma quando è nato il fratellino.
Elia è il terzo di quattro bambini. Due fratellini vivono con il papà che non si è più risposato mentre Elia vive al Centro e il più piccolino vive in una famiglia d’accoglienza amica del papà.
Le condizioni di estrema povertà, la malnutrizione severa e prolungata, hanno causato gravi conseguenze sullo sviluppo fisico e mentale del bambino, ma anche nella sua semplicità, Elia è un bimbo sempre sorridente che ama stare in mezzo alle persone, vuole giocare e mangiare tanto.
Il papà, povero in strumenti e solo dalla morte della moglie, si è sempre dimostrato una persona che voleva collaborare, ha sempre aderito e partecipato a tutti gli incontri che il Centro Don Bosco organizzava per i familiari.
Ora Elia sta bene e potrebbe tornare a casa con i fratelli più grandi, anche perchè l’obiettivo del Centro è la riunificazione familiare.
L’equipe sociale del centro attraverso incontri, sensibilizzazioni, ascolto e vicinanza , cerca di aiutare i familiari, ad assumersi la responsabilità del proprio bambino.
Il papà lo ha dimostrato, siamo pronti a fare questo passo da un pò di tempo, ma la condizione di vita del papà e dei suoi due fratelli è molto povera e sopratutto uno dei più grossi problemi che abbiamo constatato, nelle visite sul terreno è lo stato in cui si trova la loro casa, precaria e pericolosa, non solo per Elia ma anche per gli altri due bambini che vi vivono.
Ogni anno i bambini del Centro, quando le condizioni familiari lo permettono, vengono accompagnati a casa loro con un kit di cose materiali, che varia secondo l’età e il bisogno. Possono essere una coperta, un materasso, le tasse scolastiche per un anno, gli attrezzi per iniziare una professione lavorativa e per i più piccoli anche del cibo per il periodo di adattamento. Tutto questo per evitare che la riunificazione fallisca, per dare un ulteriore un aiuto al bambino e alla famiglia che lo riaccoglie, ma cosa evrebbe potuto fare Elia con una coperta o un materasso o del cibo in una casa fatiscente?
Dopo esserci confronati tra di noi abbiamo deciso che per Elia poteva essere la costruzione di una piccola casetta di legno. Abbiamo voluto valorizzare anche la comunità locale (il capo quartiere, gli abitanti del quartiere) che, in un Paese messo alla prova cosi duramente, ha compiuto un gesto di estrema generosità regalando a questa famiglia un pezzo di terra dove abbiamo potuto costruire la casetta, che certo non è una reggia, non è la casa dei nostri sogni, ma è un luogo pulito, protetto e dignitoso che tutti i bambini dovrebbero avere.
Ecco quando il nostro lavoro riesce bene e ci piace, è quando abbiamo la possibilità di fare una “piccola” differenza per qualcuno.
Monica Corna, volontaria internazionale del VIS, e l’équipe sociale del Centro Don Bosco Ngangi di Goma (RDCongo)