5 novembre 2014 - Ne è passato di tempo da quando, per la prima volta, vennero a trovarci in ufficio il sindaco e gli anziani di Darwonaji, in Etiopia, che chiedevano un aiuto per il loro villaggio a soli 15 km dalla Somalia. E da allora quante visite ai pozzi prosciugati, al centro medico in disuso e alle fondamenta della scuola superiore costruite grazie al contributo di una comunità povera ma con una volontà di ferro.
La comunità di Darwonaji, che per più di dieci anni ha ospitato e convissuto pacificamente con i rifugiati somali venuti a popolare il campo profughi accanto al villaggio nel 1991, negli ultimi anni si è ritrovata a fare i conti con un ambiente definitivamente prosciugato delle proprie originarie risorse tra cui il bene fondamentale e primo tra tutti, l’acqua.
Quando 1 anno e mezzo fa l’investigazione idrogeologica rilevò dunque la presenza di una falda acquifera a 7 km dal villaggio, nessuno credette fosse possibile. Troppe Ong avevano provato a scavare senza successo, al punto che il governo dichiarò più volte che nella zona non poteva esserci acqua.
E poi il problema della connessione con il villaggio, 7 km di tubature sotterranee, un fossa profonda e lunga, di cui 2 km di roccia dura e altri 2 che attraversano un ex campo minato. E i numeri: una profondità prevista di 170 metri e una stratigrafia complessa che richiedeva una trivellatrice di nuova generazione. Ed infine il sito: accanto al letto di un fiume che ogni anno, a causa della siccità ed erosione del territorio, si allarga in maniera imprevedibile mangiando tutto ciò che trova attorno.
Una scommessa dunque che ha richiesto un impegno su diversi fronti, da parte del VIS in primis e del partner locale ma soprattutto il sostegno di donatori privati ed istituzionali che hanno cooperato perfettamente al fine di risolvere una volta per tutte un problema che oramai aveva cominciato a causare tra la popolazione, numerosi sfollamenti interni e partenze per la vicina Somalia in cerca di fortuna. Tra questi la Fondazione Elena Trevisanato, la procura salesiana di Bonn Don Bosco Mondo, l’agenzia spagnola di cooperazione decentrata Basca, e la Cooperazione Italiana allo Sviluppo, in seno all’iniziativa Emergenza per la riduzione del rischio.
Approvato dunque tale impegno, tutto è stato preparato al fine di permettere alla ditta di trivellazione di raggiungere il sito e dal lì, con trepidazione, abbiamo aspettato l’inizio dei lavori.
Dopo cinque giorni di scavo, costantemente informati dei progressi in profondità che venivano ogni volta compiuti, abbiamo ricevuto un’ultima, definitiva chiamata da Fuad Alamirow, direttore di DGMDA (Don Gianmaria Memorial Development Association), partner storico del VIS nella Somali Region Etiope e responsabile dell’implementazione di tutti i progetti in questa regione: “Hanno finito di scavare….. è record in Somali Region”.
Ma che cosa significa Record? Significa che il test della pompa, che normalmente viene effettuato per ogni pozzo al fine di rilevare la portata dello stesso in termini di grandezza dell’acquifero e dunque disponibilità d’acqua, ha rilevato 18 litri al secondo, primo tra tutti i pozzi in Somali Region. La notizia, eclatante, è arrivata all’ufficio regionale somalo che, incredulo, ha inviato a Darwonaji dei tecnici a verificare. Beh, 18 litri al secondo confermati, anzi, qualcosa di più in realtà.
Con una strana contentezza mista a soddisfazione ed incredulità, abbiamo comunicato la notizia a donatori e colleghi e, con tale slancio, abbiamo cominciato i vari lavori per fare arrivare l’acqua alla comunità.
5 km su 7 di fossa per le tubature sono già state scavate dagli abitanti di Darwonaji come contributo volontario, la costruzione di un reservoir di 50.000 litri e una connessione a 5 punti d’acqua e 2 abbeveratoi per gli animali è attualmente in corso.
Non solo, al fine di proteggere il sito del pozzo dall’allargamento del letto del fiume, abbiamo garantito un’attività di conservazione del suolo che fermerà l’erosione del suolo e che anzi, preparerà il suolo circostante all’attività agricola.
Siamo davvero contenti di darvi queste notizie, poiché rappresentano per la comunità di Darwonaji la possibilità di un futuro finalmente vivibile in maniera dignitosa e piena, un futuro che anzi in realtà è cominciato non appena è stata trovata tante acqua potabile nel sottosuolo!
Da Darwonaji dunque vi terremo informati.
Lorenzo Vecchi
Volontario VIS Etiopia