9 settembre 2014 - Leonardo un anno fa partiva dall'Italia per vivere un anno di volontariato internazionale in Bolivia, a Santa Cruz de La Sierra. Pubblichiamo la sua lettera di saluto. Grazie Leonardo.
Ormai un anno volge al termine. Sembra ieri che lasciavo casa mia per arrivare qui a Santa Cruz in Bolivia, per il mio anno di volontariato.
Un anno è tanto ed è poco; lungo in certi momenti, troppo corto in altri. In questo tempo ho vissuto visto e ascoltato un sacco di cose.
Ho visto piu o meno 300 ragazzi diversi accolti in Techo Pinardi. Ho visto molti di loro cambiare vita, andare a studiare, trovare lavoro o tornare dalla loro famiglia. Ne ho visto molti altri tornare in strada e buttare la loro vita.
Ho visto circa 150 ragazzi di “medida cautelar”, cioè ragazzi in conflitto con la legge in attesa di sentenza, andare in carcere o uscire liberi.
Ho visto occhi vuoti e persi riempirsi di vita.
Ho ascoltato storie tristi, dove la trama era l'abbandono, la mancanza di amore e la violenza. Ecco si, ho visto tanta violenza; la violenza di una realtà che ti ferisce dentro, che a volte non ti fa capire il perché di molte cose.
Però ho visto anche l'amore capace di sanare il più delle volte queste ferite.
Ho ascoltato madri piangere per i propri figli e figli piangere perché senza madre.
Ho riso quasi tutti i giorni, ho pianto alcune volte.
Mi sono arrabbiato più e più volte, ma solo per qualche momento. Mi sono sorpreso per un sacco di situazioni inverosimili, e purtroppo, mi ci sono anche abituato.
Ho preparato circa 150 colazioni e 300 merende, sentendo in continuazione lamentele perché il cibo era troppo poco.
Ho mangiato gli avanzi (smangiucchiati) di un ristorante con un ragazzo, perché me li ha offerti come la cosa più buona del mondo. Ho provato a fare braccialetti di filo, e me ne sono anche riusciti bene.
Sono andato a ballare salsa e bachata assieme agli altri educatori boliviani in posti diciamo “super tipici”, dove tutti mi guardavano!
Ho ricevuto un milione di insulti giocando a calcio perché non ne sono proprio capace.
Ho visto due ragazze di 15 anni diventare mamme, loro che una mamma non l'hanno mai avuta.
Ho sentito le domande più disparate, come: quante ragazze hai avuto? Come sono le porte delle case in Italia?
Cosa vuol dire avere una famiglia?
Ho stretto amicizie vere e forti, e ne ho perse.
Ho visto migliaia di bambini e ragazzi giocare, ballare e cantare, gli stessi che forse adesso sarebbero in strada, o peggio, in case piene di violenza.
Ho sentito la mancanza di casa, della mia famiglia, dei miei amici.. sentirò la mancanza della mia famiglia boliviana!
Ho fatto tutte queste cose non da solo. Ho lavorato in una struttura che da più di vent'anni dona speranza a questi ragazzi, nello spirito di Don Bosco. Sono stato appoggiato da moltissime persone, sia qui ma soprattutto in Italia, che non hanno mai mancato di appoggiarmi, sia economicamente ma soprattutto emotivamente!
Vorrei che tutti questi “ho” fossero riletti in forma di “abbiamo”.
Ringrazio il VIS e l'Ispettoria salesiana INE che mi ha dato la possibilità di realizzare il mio sogno. Ringrazio tutti i volontari che ho conosciuto in quest’anno, senza di loro forse sarei andato via di testa.
Ringrazio tutte le persone che hanno fatto della beneficenza, donando le loro fatiche a questi ragazzi.
Ringrazio mia mamma, mio papà e mia sorella perché hanno saputo accettare e appoggiare la mia decisione.
Torno da questa esperienza sicuramente cambiato, non so ancora in cosa, ma mi sento diverso.
Leonardo Vivian
Volontario internazionale in Bolivia