7 luglio 2014 - E’ proprio vero che all’inizio di un nuovo progetto tutto sembra scorrere piano, ci sono tanti documenti da preparare, si vedono prendere forma gli uffici, si cominciano a conoscere le persone con cui si lavorerà per i prossimi 3 anni. Ma si ha anche quella sensazione di essere in sospeso, sul ciglio di un trampolino e pronti a tuffarsi nel ritmo frenetico degli incontri e delle attività. E questi ultimi due mesi in Albania sono stati così: dalla preparazione meticolosa e burocratica delle attività, ad un vortice di incontri, scambi, fiere e perché no, anche qualche sana discussione. Ma ora, alla prima possibilità di riprendere fiato da tutto quello che finora si è vissuto, è incredibile pensare a quante attività son già state fatte, a quanti ricordi si sono già raccolti e a quanto ancora ci aspetta nei prossimi mesi.
A inizio maggio si è svolta la visita della delegazione di Slow Food, venuta in Albania per verificare le possibilità legate alla formazione dei primi due presidi in territorio albanese. Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Michele Rumiz, responsabile Slow Food per l’area Balcani, Dessislava Dimitrova, consigliere del Comitato Internazionale di Slow Food e responsabile di Slow Food Bulgaria, e Vesselina Marinova, editor del giornale gastronomico bulgaro Menu, hanno percorso l’Albania da nord a sud per assaggiare il Mishavinë, formaggio prodotto a Lepushë, nelle Alpi del Nord Albania, e il Gliko, una particolare conserva di frutta tipica di Përmet, regione a Sud del Paese.
Non capita tutti i giorni di essere parte di una missione “culinaria”, dove la scoperta dei sapori e della tradizione diventa uno degli obiettivi principali di chi si trova a discutere con produttori e coltivatori. Perché trovare il giusto equilibro tra il creare aspettative e incoraggiare ad investire in una produzione locale e rendere chiaro che, perché tutto funzioni, sono i produttori stessi a doversi dar da fare, non è facile.
La partecipazione è stata però calorosa e attenta, le potenzialità riconosciute e anche le prime decisioni volte alla realizzazione di questi due Presidi sono state presi. Le difficoltà che si prospettano non sono poche, dal creare una struttura volta all’adeguata produzione di tali prodotti, alla buona collaborazione tra produttori e famiglie. A settembre si svolgerà a Tirana la prima degustazione di Mishavinë, dove esperti e curiosi potranno finalmente avere accesso a questo formaggio tanto buono quanto particolare.
Si è inoltre finalmente svolta l’apertura ufficiale del progetto a Dedaj, nel comune di Shkrel, dove sono stati presenti diverse autorità locali ma, cosa ancor più bella e significativa, la maggioranza delle comunità che saranno coinvolte nel progetto in questi 3 anni. E da buona tradizione albanese, il tutto si è concluso con un abbondante pranzo a base di carne e verdura e di raki fatto in casa!
Dopo l’apertura ufficiale del progetto e la spiegazione delle attività che esso propone, si è potuti partire con la prima attività di scambio internazionale. Dal 18 maggio al 23 maggio si è infatti svolta la visita di studio in Transilvania, organizzata da VIS Albania e CESVI in collaborazione con Fundatia ADEPT Transilvania.
È questa un’ONG romena partner come VIS Albania del progetto ESSEDRA per il supporto e la protezione dei piccoli contadini e della biodiversità.
L’esperienza di ADEPT in questo campo si è rivelata di grande impatto in Transilvania e particolarmente efficace anche a livello europeo.
È per questo che un incontro tra la realtà in cui ADEPT lavora e un gruppo di produttori e operatori coinvolti nel progetto “Buke, Kripe e Zemer” - realizzato con il contributo del Ministero Affari Esteri italiano - si è rivelato un’importante possibilità di scambio di good practices e di autoanalisi da parte degli stessi partecipanti.
Il viaggio non è stato dei più semplici, ma dopo 26 ore di bus ed una buona dose di sonno, ci si è trovati all’interno di un antico villaggio sassone in cui tradizione e cibo genuino vengono valorizzati ed apprezzati da turisti e dalla comunità stessa.
E’ questa stata un’occasione preziosa per osservare una realtà che, seppur con caratteristiche simili a quella da cui il gruppo era partito, ha già trovato la propria strada sia riguardo gli standard europei che rispetto ad una coscienza di biodiversità e ricchezza culturale, punti su cui il progetto mira a lavorare. Ma è anche stata la prima possibilità per far incontrare abitanti del nord e del sud dell’Albania, che in questi tre anni si troveranno a condividere esperienze, formazione e le difficoltà di uno sviluppo voluto fortemente ma non così facile da raggiungere.
La tenacia dei partecipanti, specchio del resto degli amici e colleghi lasciati in Albania, si è vesta in chi, uscendo per la prima volta dal proprio villaggio e magari lasciando a casa marito e figli, ha saputo affrontare paure e nostalgia per osservare, capire, riproporre ma anche apprezzare quanto di bello è già presente in Albania
Si è infine conclusa la prima fase di un ciclo di fiere per la promozione delle piccole imprese albanesi, in cui VIS Albania e CESVI hanno partecipato con materiale informativo e prodotti tipici ed in collaborazione con l’Ente Nazionale per le Fiere albanese. Teatro di questa prime fiere sono stati Valona, Berat e Scutari, dove per 3 fine settimana, combattendo il gran caldo e qualche tappo di raki pronto ad esplodere viste le alte temperature, i ragazzi di Kelmend, Shkrel e Permet hanno lavorato insieme per promuovere i propri territori e ad incantare i consumatori con i loro sapori fatti di gliko, miele, mirtilli, genziana e castagne.
E’ questa una testimonianza di collaborazione efficace e spontanea quando, nello stesso stand, si impara a conoscere e capire ciò che l’altro estremo del proprio Paese offre e piano piano si riesce anche ad esserne promotori…perché in fondo le belle qualità dell’Albania restano tali sia a Nord che a Sud.
Anna Carboni
Volontaria Internazionale del VIS