16 febbraio 2016 - Il 29 dicembre del 2015, Christa Bénigne Irakoh, attivista politica nella provincia di Bujumbura, riceve una telefonata. Una voce la invita a un incontro fuori città. Per tutelarsi, prima di recarsi al meeting, passa a prendere Eddy Claude Ndabanezc, un ex ufficiale dell'esercito del Burundi. Da quel giorno, non si hanno più loro notizie.
La storia, purtroppo comune all’interno della terribile situazione in Burundi, è stata raccontata da Focode (Forum pour la Conscience et le Développement), Ong con sede a Bujumbura.
Nel documento, prodotto grazie alla testimonianza di fonti vicine al Governo di Pierre Nkurunziza, si racconta come Irakoh e Ndabanezc, noti oppositori dell’esecutivo, siano stati arrestati e picchiati una volta arrivati all’appuntamento, per poi essere portati in una prigione di Bujumbura, nel distretto Ngagara. In quel luogo, continua Focode, sono stati sottoposti a interrogatori e torture.
La famiglia della signora Irakoh ha cercato di pagare un riscatto, senza riuscirci: dal ministro della Pubblica Sicurezza era già arrivato l’ordine di condanna a morte. Secondo la fonte di Focode, l’esecuzione è avvenuta nel comune di Isale, nella provincia di Bujumbura.
Stando a quanto dichiarato dalla famiglia delle vittime, il veicolo guidato dalla signora Irakoh nel giorno della sua scomparsa è attualmente utilizzato da un membro della SNR (l’intelligence locale) burundese.
Una storia terribile, che racconta la situazione che sta vivendo il Burundi, i cui cittadini stanno protestando per la rielezione al terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza. Gli ultimi negoziati sono falliti e, ora, la situazione sta degenerando sempre più. Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio delle ostilità, almeno 439 persone sono morte e 240mila fuggite dalle loro abitazioni.