14 marzo 2019 - Angela Roberto, 26 anni, ha svolto un tirocinio in Ghana, da poco è ripartita come volontaria e resterà nel Paese africano sino a fine luglio. Questo il suo pensiero sul Paese che ha imparato ad amare:
“Quando a settembre 2017, dopo due mesi di tirocinio con il VIS, ho salutato il Ghana, pensavo che il distacco sarebbe stato definitivo. In questi due anni invece, ho lentamente realizzato che questo legame non avrebbe potuto essere facilmente reciso. Tutto quello che ho appreso e visto nei due mesi di permanenza è piano piano ritornato in molti aspetti della mia vita, soprattutto in quella universitaria.
Sentivo il bisogno di parlarne continuamente, e ogni volta che si è presentata l'occasione sono riuscita con facilità ad utilizzare il Ghana come oggetto dei miei esami. Un esame del secondo anno è stato completamente incentrato su un progetto relativo alla protezione dei bambini, ma la dimostrazione maggiore di questo legame è stata la mia tesi. Durante il tirocinio ho svolto una ricerca nel centro di protezione di Don Bosco ad Ashaiman, dove ci sono all'incirca 150 bambini vittime di sfruttamento. La ricerca è stata fondamentale, poiché diventata la parte centrale della mia tesi.
Ho così cercato di delineare le nuove forme di schiavitù, concentrandomi soprattutto sul caso specifico dei bambini vittime di child labour e child trafficking nel Laga Volta, uno dei più grandi laghi artificiali al mondo, costruito nel 1965 sbarrando la diga di Akosombo con il fiume Volta. Per comprendere la storia di questi bambini, della loro infanzia privata, dei loro diritti mancati, ho provato a ripercorrere la storia di un Paese dove la schiavitù non è mai terminata, e che di certo non si è esaurita con le riforme abolizioniste. Scrivere del Ghana, discutere in seduta di laurea di un problema che adesso sento così vicino, non ha fatto altro che fortificare questo legame, l'unico che mi ha permesso di ritornare due giorni dopo la laurea in questo Paese che ormai posso chiamare casa.
Voglio concludere con delle parole che si trovano in una placca commemorativa presente nel castello di Cape Coast, dove la tratta transatlantica ha visto la sua nascita e il suo epilogo:'In Everlasting Memory of the anguish of our ancestors. May those who die rest in peace. May those who return find their roots. May humanity never again perpetrate such injustices against humanity. We, the living, vow to uphold this'.
(Traduzione: Nella memoria eterna del dolore dei nostri antenati. Coloro che sono morti possano restare in pace. Coloro che sono tornati possano trovare le loro radici. Possa l'umanità non perpetrare mai più tali ingiustizie contro l'umanità. Noi viventi, giuriamo di mantenere questo.)
La schiavitù non è mai cessata, si è solo trasformata continuando a colpire vittime deboli. Spero che l'auspicio dei nostri antenati possa prima o poi avverarsi definitivamente'."