9 marzo 2012- In questi giornate, insolitamente ventilate per Khartoum, si è svolta la valutazione del progetto "YES- YOUTH EMPOWERMENT IN SUDAN", finanziato dall’Unione Europea e implementato dal VIS a supporto del centro di formazione professionale St. Joseph dei Salesiani. Il progetto mirava al miglioramento delle condizioni di vita dei giovani IDP (Internal Displaced People) attraverso un programma di formazione professionale che facilitasse il loro inserimento nel mondo del lavoro ed è stato portato avanti negli anni, con grande impegno e perseveranza, dai diversi volontari che si sono succeduti nell’ufficio del VIS a Khartoum.
Sara Belleni Morante, la consulente selezionata dal VIS, è arrivata nell’affollata metropoli sudanese il 29 di febbraio e ha dato avvio ad una lunghissima serie di incontri, colloqui e questionari che hanno messo a dura prova il personale locale e gli stessi beneficiari, ma sono stati fondamentali per capire se gli obiettivi che ci si era posti nel lontano 2008 sono stati raggiunti, come il progetto si è sviluppato nel tempo e come ha saputo man mano adattarsi al contesto e ai bisogni che nel corso dei quattro anni sono cambiati. L’impegno di tutte le persone coinvolte nel progetto è stato degno di nota. Uno dei ragazzi, Raphael, è venuto dalla remota cittadina di Wau, nel Sud Sudan, per dare il suo contributo alla valutazione e ha addirittura rischiato un dirottamento aereo ad opera di uno studente che pensava di aver trovato il modo di ritornare in Uganda.
In questo momento di passaggio da un volontario ad un altro e di riflessione da parte dell’organizzazione stessa, la valutazione è un’importante occasione per fare il punto della situazione e per riorientare la nave su nuovi e promettenti orizzonti. Dai primi risultati sembra che buona parte dei ragazzi diplomati al St. Joseph riesca, nonostante la difficile crisi economica e politica che sta attraversando il Sudan a pochi mesi dalla divisione del paese, ad inserirsi nel mondo del lavoro. O c’è chi, invece, ha deciso di proseguire gli studi, come Ibrahim, che da un anno frequenta la facoltà di architettura.
In seguito alla conclusione del progetto finanziato dall’Unione Europea e all’aumento dei prezzi causato dall’inflazione, la comunità salesiana che gestisce il centro si trova in difficoltà nel mantenimento di quei servizi e di quella qualità dell’insegnamento che hanno reso il St. Joseph un modello tra i centri di formazione professionale di Khartoum. Al momento, il servizio che permetteva agli studenti di usufruire del trasporto gratuito e di ovviare alle problematiche legate al trasporto pubblico sudanese, è stato tagliato per mancanza di fondi e l’orario di formazione ridotto. E ora come ora urge trovare delle fonti di reddito per il St. Joseph e alcuni spunti sono emersi dal gruppo di lavoro che si è tenuto nei giorni scorsi: moduli specialistici di formazione rivolti a privati in orari extra scolastici e il rafforzamento della capacità produttiva. Un’altra idea per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani è il finanziamento attraverso il micro-credito di progetti per l’apertura di piccoli business.
Le idee e l’energia non mancano e guardando alla sostenibilità come al faro che illumina il tragitto, il VIS Sudan ammaina le vele e va avanti, nonostante il buio che sembra avvolgere attualmente la cooperazione italiana.
Carlotta Nanni
Volontaria VIS in Sudan