16 agosto 2012 - Sono centinaia le persone che ogni giorno fuggono dalla Siria verso i paesi circostanti e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) rafforza le proprie attività di registrazione dei rifugiati. La registrazione è importante poiché senza di essa potrebbe essere difficile avere accesso ad assistenza e servizi fondamentali.
Nella giornata di ieri a Tripoli, nel nord del Libano, l'Agenzia ha aperto una nuova struttura per la registrazione all'interno del Centro internazionale espositivo Rachid Karame che consentirà di esaminare i casi di fino a 700 persone al giorno. Attualmente nel nord del Libano vi sono circa 20mila rifugiati registrati. Altre migliaia sono in attesa di farlo, mentre continuano ad arrivare nuove persone.
L'apertura del centro è conseguenza di una campagna d'informazione che incoraggiava le persone a registrarsi. Molti siriani che hanno abbandonato le proprie case sono riluttanti a registrarsi. Se è vero che molti rifugiati ricevono una qualche assistenza umanitaria anche mentre sono in attesa di registrarsi, tale operazione diventa invece essenziale per ricevere cure mediche e per iscrivere i bambini nelle scuole pubbliche libanesi che riprenderanno il mese prossimo, dopo la pausa estiva. Attraverso le agenzie partner, l'UNHCR coprirà le spese scolastiche per i siriani fuggiti, dopo aver organizzato durante l'estate classi di recupero per i bambini che nel proprio paese avevano programmi e lingua d'istruzione differenti. Prima della pausa estiva erano circa 1.200 i bambini siriani che studiavano nelle scuole del nord del Libano. Dopo le operazioni di registrazione in corso – stima l'Agenzia – altri 3-4mila bambini siriani entreranno nel sistema scolastico il prossimo mese di settembre.
Complessivamente – comprendendo nel calcolo anche il nord del paese – sono 37.740 i siriani registrati in Libano, mentre altri 1.700 ricevono assistenza mentre sono in attesa di registrazione. Il 57% della popolazione registrata si trova nel nord e poco più del 40% nella Bekaa, nell'est. Un numero minore di rifugiati si trova a Beirut, Mount Lebanon e nel sud del paese. Le attività di registrazione proseguono nella valle di Bekaa e a Beirut.
Nelle aree di confine del nord del Libano, intanto, le condizioni di sicurezza dei rifugiati vanno deteriorandosi. Le aree settentrionali della regione di Wali Khalid – dove risiedono diverse centinaia di famiglie di rifugiati – due o tre volte alla settimana sono oggetto di bombardamenti provenienti dal lato siriano della frontiera. Nonostante la situazione, molte famiglie preferiscono restare in questa insicura regione di confine dove hanno trovato rifugio presso famiglie piuttosto che spostarsi in centri di alloggio collettivi.
In altre aree del nord del Libano i rifugiati che non dispongono di grandi mezzi finanziari fanno fatica a pagare gli alti canoni di affitto di sistemazioni spesso al di sotto degli standard. A Tripoli ad esempio, il 90% dei rifugiati vive in alloggi presi in affitto, con costi che superano i 250 dollari al mese per 2 stanze. La generosità delle famiglie d'accoglienza è comunque messa a dura prova e le condizioni sono di sovraffollamento. L'UNHCR è stato informato che una famiglia di Tripoli stava ospitando 4 famiglie.
La maggior parte dei siriani quindi alloggia presso famiglie o appartamenti in affitto, ma un numero sempre crescente di loro sta cercando una sistemazione in scuole, nel nord e nell'est del paese, segno che le comunità locali non sono più in grado di accogliere ulteriori rifugiati nelle loro case. Nell'area della valle di Bekaa circa 94 famiglie attualmente vivono in scuole, 80 delle quali in scuole che dovrebbero riaprire in settembre. Nel nord invece 51 famiglie attualmente vivono in scuole funzionanti. L'UNHCR sta potenziando il proprio impegno per cercare di trovare alloggi alternativi per questi rifugiati.
Se è vero che il numero di rifugiati continua a crescere è altrettanto vero che – secondo le informazioni ricevute dall'UNHCR – cresce anche il numero di siriani che incontrano difficoltà nell'attraversare le frontiera in sicurezza. Alcuni riferiscono di aver impiegato 4 ore nel tentativo di raggiungere il confine, azione che normalmente necessita di non oltre un'ora, a causa di problemi nel superare posti di blocco nei quali vengono sottoposti a interrogatori e a perquisizioni delle automobili.
(Fonte: UNHCR)