13 dicembre 2010 - Continua la tragedia dei profughi eritrei nel deserto del Sinai. Arriva ad otto il numero dei profughi finiti nelle mani dei predoni nel deserto del Sinai. Ieri sono stati uccisi due giovani diaconi della chiesa ortodossa che animavano e guidavano nella preghiera il gruppo dei prigionieri. Erano accusati di aver lanciato l'allarme sulla loro situazione. Questa è l'ennesima tragedia dopo le catene e le botte, gli stupri subiti dalle donne e un mese di prigionia. Nel frattempo le autorità locali continuano a negare la presenza di questi ostaggi nel loro territorio.
La situazione però precipita di ora in ora, perché ormai si sono persi anche i contatti con il gruppo formato da circa un centinaio di profughi che venerdì è stato prelevato dalla prigione di Rafah e trasferito non si sa dove. Non ci si riesce a contattarli telefonicamente e non si sa dove li abbiano portati. Rimane il timore che 250 africani siano stati rivenduti ad altri predoni. Ma l'angoscia più grande, che pesa sul cuore di chi sta lottando per salvare queste persone, è che tutto il gruppo possa sparire nel nulla, vittima dello spietato traffico clandestino degli organi.
Più tempo passa è più imminente diventa il tragico destino di questi profughi.
Quella che sta accadendo è una vera e propria barbarie: si chiede che comunità internazionale condanni tutto ciò e che richiami il governo egiziano a intervenire con decisione.
Fonte: Avvenire www.avvenire.it