13 novembre 2017 - La Sierra Leone è uno Stato dell'Africa Occidentale che conta poco meno di 6 milioni di abitanti. Il reddito procapite è di 1540 dollari, molo poco per un Paese che ha uno dei tassi di fecondità più alti del mondo, quasi 5 figli per ogni donna. Il centro "Don Bosco Fambul" della Capitale Freetown aiuta i ragazzi di strada, abbandonati o scappati da casa, a ricucire le ferite e costruire un proprio percorso.
Oggi pubblichiamo la testimonianza di Giancarlo, nostro volontario in Sierra Leone e psicologo che sta facendo un’esperienza di sei mesi di tirocinio.
Il Don Bosco Mobile è uno dei servizi realizzati dal Don Bosco Fambul di Freetown. Gli operatori sociali attrezzano un autobus modificato ad hoc e si recano, la sera, in una piazzetta adiacente una chiesa e questo viene usato come luogo di ritrovo. DI recente l'autobus si è guastato e nell’attesa che il nuovo motore arrivi dall'Europa via mare, ci si arrangia caricando tutto su un autocarro giallo su cui campeggiano le scritte "Don Bosco Fambul" e il numero gratuito della Child Line, un altro servizio simile all'italiano Telefono Azzurro.
Il lavoro è sistematico: il venerdì ci si rivolge alle ragazze che sono scappate o sono state cacciate dalle loro famiglie e nella maggior parte dei casi finiscono con il prostituirsi per sopravvivere mentre lunedì, martedì e giovedì il servizio è rivolto ai ragazzi che vivono in strada. Il mercoledì è il giorno dedicato al lungo e complesso processo di reinserimento famigliare: rintracciare le famiglie di appartenenza, contattarle e tentare di ricongiungere i minori a qualcuno della loro famiglia.
La parte "mobile" del programma consiste nel raggiungere fisicamente i ragazzi che vivono in strada e svolgere con loro attività ricreative, come guardare un film, fare dei giochi da tavolo e dare loro un supporto alimentare condividendo la cena tutti insieme. Si allestisce lo spazio, quindi, con sedie e panche; nel kit anche un generatore a gasolio, fondamentale per alimentare quattro grandi lampade che illuminano di luce bianca la piccola piazzetta, altrimenti al buio per la carenza strutturale dell'impianto di illuminazione pubblica. Tra le 18.30 e le 20.00, arrivano alla spicciolata circa 40 ragazzi, di cui si tiene il conto con un registro che si compila ogni volta: hanno tra i 12 e 17 anni anche se stabilire la loro età è difficile: c'è chi non sa la sua data di nascita, chi mente al rialzo nel tentativo di apparire più grande di altri. Si distribuiscono sulle panche, qualcuno gioca a Dama con gli operatori o un amico, altri a Ludo, una sorta di Gioco dell'Oca per quattro persone contemporaneamente. Se previsto nel programma di quella specifica sera, viene proiettato un film. Il momento del gioco è utile agli operatori per avvicinarsi a qualche ragazzo individualmente, verificarne anche lo stato di salute, intercettare situazioni personali particolari. Può succedere che qualcuno di loro arrivi all'appuntamento dopo aver assunto qualche tipo di droga.
La prima volta che ho partecipato al programma ho notato un ragazzo che sembrava dormisse in piedi, non riusciva a tenere gli occhi aperti o la schiena dritta da seduto. Mi hanno spiegato che era per via del tramadol, un forte antidolorifico che si assume per via orale e causa profondo rilassamento, anestetizza i sensi e soffoca la percezione della stanchezza, dell'adrenalina e dei propri pensieri. Pare sia molto economico e basta scioglierne un paio di pastiglie in un bicchiere d'acqua per ottenere rapidamente l'effetto desiderato.
I ragazzi sono in genere molto entusiasti di vedere facce nuove e di avere la possibilità di parlarci. Fanno milioni di domande e io sono contento di cercare di dargli delle risposte soddisfacenti. Naturalmente c'è anche qualcuno che fatica a fidarsi, si tiene in disparte, da solo o con qualche amico, e osserva la situazione.
Finito il momento del gioco, uno degli operatori ristabilisce l'ordine, recita con il gruppo una breve preghiera e dedica circa venti minuti ad avvisi e consigli che in certi casi ottengono l'attenzione dei ragazzi, in altri generano un po’ di noia diffusa.
Al termine del discorso, se non ci sono domande, si condivide la cena che è stata preparata al Don Bosco Fambul: in genere riso con carne o pesce e verdure. Un pasto caldo molto gradito. Si distribuiscono anche razioni di acqua e frutta. Finita la cena ci si saluta, i ragazzi si disperdono in base ad appartenenze alle diverse bande o facendo gruppo con chi gli è amico.
Dormono poco distante da qui, vicino al mare torbido del porto, dove aspettano l'arrivo dei traghetti che trasportano persone e merci da Lungi e i villaggi vicini: per alcuni è l'occasione di racimolare duemila leoni al massimo aiutando le operazioni di scarico, per raccogliere oggetti smarriti da rivendere o infilare rapidi le mani in qualche tasca o borsa lasciata maldestramente incustodita.