28 aprile 2011 - Lo so e premetto che non si può fare di tutta l’erba un fascio: vado avanti da anni (tanti) ripetendomelo, però scusate ma non ne possiamo proprio più.
È già da tempo che, almeno qui, vigili urbani e polizia mostrano uno zelo incredibile nell’individuare, scacciare, perseguitare i venditori ambulanti i quali, peraltro, dimostrano una creatività incredibile nel trasportare e nascondere il loro bagaglio, incredibile metafora del loro perpetuo essere migranti. Bagaglio di oggetti (gli affetti sono ben nascosti altrimenti non si potrebbe sopravvivere) in vendita per i pochi che ne mostrano un minimo interesse, ma intanto così si tiene vivo il tenue filo della speranza e non si ‘ha tempo’ per fare ‘altro’ ( “altro” che, sì, potrebbe essere perseguibile).
Da quando poi ci siamo inventati la delibera anti/lavavetri (era ora che qualcuno ci incoraggiasse a scacciarli!!!) viviamo finalmente tranquilli… ma ecco che anche lì la creatività (che tanti, orgogliosamente, rivendicano come caratteristica italiana) ha preso il sopravvento ed ecco che qualcuno, per giustificare la speranza di ottenere qualche decimo di centesimo si è escogitato il lavoro di “spolveratore di vetri”.
Si tratta di un lavoro messo a punto con tempo, pazienza e perizia scoprendo che spolverare i vetri con un panno bagnato o umido peggiorava la situazione, scoprendo che è meglio spolverare i vetri delle macchine non troppo sporche, scoprendo che è meglio spolverare i vetri laterali che quello frontale....
Insomma è stata messa a punto una tecnica che risolve il problema dell’asimmetria che sta dietro il gesto di elemosina e propone (dico propone) un “servizio” che giustifica, quindi, i pochi spiccioli che la nostra ‘povertà’ può permettersi.
Ma ecco che anche questa mattina abbiamo dovuto assistere all’applicazione delle regole del sindaco ed alle rimostranze, naturalmente, è stato risposto che dovevano applicare le regole, sì, le regole (strana, forse per alcuni, questa parola in bocca ad un romano..) ma quando ho detto che in realtà non stava lavando i vetri ma tutt’al più li stava spolverando mi hanno risposto “ma tanto è lo stesso” .
Eccolo dunque!!! Eccolo tirato fuori un’altra volta il perverso meccanismo che segna il piccolo, ma pur sempre presente, lembo di terra della nostra responsabilità personale: applichiamo la legge, sì, non è colpa nostra, sì, ma è proprio in quella modalità, in quella ricerca accanita di aspetti che, finalmente possono essere assimilati alla legge, che, anche se nascosta, emerge tutta la nostra responsabilità.
Emerge quando trasformiamo l’applicazione della legge in una “caccia all’uomo” divertendoci ed organizzandoci meglio (facendo squadra…) per poterli braccare e finalmente prenderli (soprattutto gli oggetti in vendita, che stanno più a cuore ai venditori della loro stessa disperata vita)
Emerge tutta la nostra responsabilità quando con divertimento e disprezzo diamo un calcio alla misera cassetta di frutta sulla quale erano presenti i pochi oggetti (perché non dire cianfrusaglie?) dimenticandoci che, pur nel non rispetto delle norme, ci troviamo di fronte ad UN UOMO!!!!!!!
Emerge quando facciamo finta di niente o guardiamo in silenzio, magari anche con dolore (silenzioso, naturalmente).
SCUSATECI L’INDIGNAZIONE MA, A VOLTE, CERTE VOLTE, CERTI GIORNI, DAVVERO NON NE POSSIAMO PIU’
Maria Cristina Ranuzzi