22 aprile 2020 - Sergio Pitocco, rappresentante Paese VIS in Angola ci ha inviato il suo diario con un aggiornamento sulla situazione generale nel Paese e sul riorientamento di un progetto verso le attuali necessità emerse dalla pandemia:
Sono arrivato in Angola la prima volta circa 22 anni fa. In quel tempo la cittá di Luanda viveva un continuo stato di emergenza dovuto al conflitto civile che per lunghi anni ha martoriato questo Paese. In questi giorni circolando per la cittá mi sembra di ritornare indietro nel tempo, quando al calar della sera la cittá era deserta, elettricitá e servizi essenziali spesso venivano a mancare e l’Angola sembrava essere un mondo a parte. Questa volta l’emergenza è arrivata da lontano e paradossalmente, in un certo senso ci avvicina di piú al resto del mondo con il quale condividiamo una emergenza globale che sembra ora non avere piú le frontiere definite dalle politica internazionale.
Qui, il 24 marzo scorso è stato decretato lo stato di emergenza nazionale con quarantena obbligatoria; ad oggi sono stati riscontrati circa 24 casi positivi al Covid-19, tutti di persone rientrate dall’estero e intercettate in aeroporto. In questo momento si avvertono 2 grandi preoccupazioni; la prima riguarda le carenze strutturali del sistema sanitario nazionale che come nella maggior parte dei Paesi africani non è in grado di effettuare adeguati screening tra la popolazione; non si ha quindi ad oggi la percezione di quanto il virus si stia effettivamente diffondendo. La seconda preoccupazione è piú a lungo termine e riguarda gli effetti devastanti che la nuova instabilità sta creando tra la popolazione, soprattutto tra le fasce piú carenti e vulnerabili.
Tra i gruppi piú a rischio ed esposti ci sono i numerosi bambini in situazione di strada di Luanda che oggi, come 22 anni fa, sono sostenuti ed aiutati dal VIS e dai Salesiani di Don Bosco che sono in prima linea per garantire loro una adeguata protezione in questa nuova situazione di difficoltá. Da diversi anni, insieme, stiamo realizzando un programma di reintegrazione dove attraverso piú fasi i bambini ed adolescenti la cui casa è la strada, vengono reinseriti in famiglia. La prima fase del programma, si svolge nelle strade con i nostri educatori e psicologi ed è diretta a coloro che stanno iniziando questo percorso. Questi ragazzi in questi giorni di destrutturazione sociale sono piú che ma esposti ai rischi della strada, alle malattie, all’eventuale contagio del Covid-A9, alla mancanza di fonti di sussitenza ed alle violenze degli adulti e spesso purtroppo, anche delle forze dell’ordine.
Abbiamo quindi riorientato alcune attivitá del progetto “Vamos Juntos” sostenuto dall’Unione Europea e da altri donatori, aprendo un nuovo centro di emergenza dove proporre loro di vivere questo periodo in comunitá ed in modo organizzato, lontani dai pericoli della strada oggi piú presenti che mai. Molti di loro hanno risposto positivamente e circa 50 bambini e adolescenti, 9 tra bambine e ragazze e… 1 neonata provenienti dalla strada sono stati accolti, i primi nella “Casa Refugio” del Centro São Domingos Savio dei padri salesiani, le seconde nella casa Maria Mazzarello delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
In questi 2 Centri di accoglienza i bambini e le bambine ricevono protezione, alimentazione, prodotti per l’igiene e soprattutto l’attenzione di tanti educatori sociali e volontari che si dedicano a loro aiutandoli ad organizzare la loro vita quotidiana, ad apprendere ed a rispettare le regole di igiene e prevenzione ed a responsabilizzarli. Stiamo cercando infatti di far si che questa emergenza, grazie alla possibilitá di poter garantire un accompagnamento costante da parte di educatori e volontari possa trasformarsi in una opportunitá per svolgere un lavoro piú accurato di accompagnamento ed empowerment verso i bamini e adolescenti che normalmente vivono situazioni di strada, e guardando al futuro, preparare il cammino per un ritorno all’interno delle loro famiglie.