Cominciamo bene. Se, come si dice, "Il buon giorno si vede dal mattino", questo 2008 lo cominciamo proprio bene... È il 2 gennaio, abbiamo subito ripreso a lavorare dopo gli ozi natalizi. I muratori keniani sono andati a Babcok, mentre io sono rimasto a Tonj a sbrigare del lavoro in assenza di Salvatore (un altro volontario VIS). Mi hanno detto che se fossi stato con loro le cose sarebbero andate diversamente, perché qui ancora il Bianco è sempre un Bianco... Boh, sarà... la cosa non mi conforta comunque.
Tornavano dal cantiere nel pomeriggio. Babcok si trova sulla strada principale che va a Wau. Dopo una curva incrociano la macchina del Governatore che veniva in senso opposto. Non hanno proprio avuto modo di vederla, né di sentirla. Non un avviso, non una sirena accesa. Fatto sta che la legge non ammette ignoranza: quando passa il capo (uno che in chiesa si siede pacchianamente su due sedie accatastate per rimarcare la sua "grandeur"...) ...che non si muova una paglia! Cosicché, in conseguenza dell'imperdonabile affronto, dopo qualche chilometro, alle porte di Tonj, i ragazzi si sono visti piombare addosso 4 macchinoni carichi di poliziotti che li hanno stoppati, scaraventati fuori dal camion e pestati a calci e bastonate sulla schiena e sulla testa, lì lungo la strada.
Erano circa venti contro quattro. Dopodiché li hanno arrestati, portati in prigione, e rinchiusi in una cella con almeno 60 persone, in mezzo al piscio, a piedi scalzi. Ci sono rimasti finchè uno dei padri missionari, informato, non andò a chiederne il rilascio, nel tardo pomeriggio. "Avevo paura di attaccarmi la lebbra... e per la puzza non riuscivo neanche a respirare". Mi ha raccontato Frederick. "A fatica ho trattenuto il vomito in gola. Non avrò mai amici tra i poliziotti, perché alcuni di loro giocavano persino a carte con noi e adesso ci hanno trattati come delinquenti. In questo paese la Giustizia non esiste, non sanno neanche cosa sia!".
A questi ragazzi mi ci sono affezionato come a dei fratelli. Philip ha la mia età. Henry 25 anni, separata nella quale passo oramai la maggior parte del mio tempo libero. Vengono dal Kenya, a migliaia di km dalle loro famiglie, che vedono una volta l'anno. Quella sera ho preparato loro una bella cioccolata calda, inzuppata con i biscotti rubati alla cucina dei missionari. "Asante sana". Mille grazie. Per un attimo la tristezza e il dolore delle bastonate è acqua passata. Domani riposo straordinario. No problem. "Forgive" è stata la parola d'ordine suggerita loro da Pinuccia, la volontaria milanese. "Forgive or Forget?" provano loro a scherzare, visto che io confondo spesso i due termini, durante le mie chiacchierate a base di strafalcioni. "Tutt'e due", gli ha risposto lei. Forgive and Forget. Perdonare e Dimenticare.
Luca Bonfili
Volontario VIS Tonj - Sudan