Sono stati trasbordati ieri sulla corvetta Manaide della Marina Militare e fatti sbarcare a Porto Empedocle (Agrigento) i 154 migranti costretti ad attendere in mare, per quattro giorni, che i governi maltese ed italiano trovassero un accordo per decidere il loro destino.
Gli immigrati, salvati lo scorso 17 aprile dal cargo turco Pinar mentre si trovavano su due barconi in balia del mare nel Canale di Sicilia, erano poi rimasti bloccati in mare perché nessuno dei due paesi si era mostrato intenzionato ad autorizzare lo sbarco sulle proprie coste.
Le autorità maltesi, infatti, avevano chiesto all'equipaggio della nave di sbarcare a Lampedusa, mentre il governo italiano sosteneva che, essendo i soccorsi avvenuti in una zona di competenza maltese, dovesse essere Malta ad accogliere le persone ammassate sulla nave mercantile turca.
Mentre la crisi diplomatica fra Italia e Malta divampava, numerose organizzazioni, tra cui l'UNHCR, e rappresentanti della Chiesa agrigentina, avevano esercitato pressioni affinché si trovasse una soluzione in nome della grave situazione in cui versavano i passeggeri ormai stremati dal freddo, dalla disidratazione, dalla febbre.
Così, alla fine, le ragioni umanitarie sono parse prevalere e la nave, ferma a 25 chilometri al largo di Lampedusa, e' stata raggiunta da un'equipe di medici che ha verificato le condizioni degli immigrati, alcuni dei quali bisognosi di cure urgenti.
Sulla nave si trovava anche il corpo senza vita di una donna incinta, morta prima che il barcone su cui navigava venisse soccorso dall'equipaggio turco.
Il Ministero dell'Interno ha predisposto la stesura di un dettagliato dossier che verrà presentato la prossima settimana alla Commissione Europea, nel quale l'ipotesi principale è che le autorità maltesi abbiano accettato il controllo di mare troppo ampio rispetto alle proprie capacità, pur di ricevere maggiori finanziamenti da parte dell'Europa.
Una questione di soldi, dunque, ma non solo, perché la diatriba tra il governo italiano e quello maltese cela, nemmeno così bene, l'intenzione di ciascuna delle due parti di scaricare sull'altra le responsabilità in materia di soccorso e accoglienza degli immigrati, i quali, una volta accolti, non possono poi essere trasferiti altrove.
E se questi sono i presupposti, c'è da chiedersi se l'odissea dei passeggeri del Pinar sia davvero terminata o se piuttosto sia ancora all'inizio.