30 luglio 2010 - L'accesso all'acqua potabile è uno dei diritti fondamentali, un "diritto umano". Lo stabilisce una risoluzione delle Nazioni Unite, approvata nella notte dall'Assemblea generale dopo più di 15 anni di dibattiti. Nel testo si afferma che "l'accesso a un'acqua potabile pulita e di qualità, e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell'uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita". E si invitano gli Stati e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo, esortandoli ad "aumentare gli sforzi affinché tutti nel mondo abbiano accesso all'acqua pulita e a installazioni mediche di base".
L'inserimento nella dichiarazione dei diritti umani è un passo decisivo per affrontare la questione sempre più urgente della mancanza di risorse idriche sufficienti per centinaia di milioni di persone. Secondo le stime dell'Onu, ogni anno un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni muore per malattie legate alla carenza d'acqua o di strutture igieniche. E nel testo della risoluzione si afferma che 884 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico-sanitarie insufficienti.
Il documento, non vincolante, era stato presentato dalla Bolivia ed è passato con il voto a favore di 122 Paesi, nessun contrario e 41 astensioni.
Fra le nazioni che si sono astenute gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, l'Australia: a loro parere la risoluzione potrebbe minare l'iter in corso a Ginevra presso il Consiglio dei diritti umani per costruire un consenso sui diritti legati all'acqua.