Sono i lavoratori immigrati le prime vittime dell'attuale crisi economica. E' quanto emerge dal rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) ‘Prospettive delle migrazioni internazionali', diffuso il 30 giugno.
A causa della recessione globale, i datori di lavoro sono più reticenti ad assumere gli immigrati e questi ultimi sono anche i primi ad essere licenziati. La crescita della disoccupazione, che nel 2009 ha reso più forte la concorrenza sul mercato del lavoro con i lavoratori locali, ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione degli immigrati, che è quasi raddoppiato in paesi come Spagna, Regno Unito e Irlanda.
Inoltre, un ambiente di impunita', diffuso in Paesi quali Italia e Spagna, tenderebbe a favorire il ricorso piu' massiccio al mercato del lavoro 'nero' piuttosto che dare accesso alle offerte dei governi di assumere legalmente.
Sempre secondo l'Ocse, la crisi economica starebbe provocando una diminuzione del fenomeno migratorio, anche a causa dell'inasprimento delle politiche migratorie dei paesi ospitanti. L'Australia, ad esempio, ha registrato nei primi quattro mesi del 2009 un calo dei lavoratori immigrati temporanei qualificati di oltre il 25%. Nel Regno Unito e in Irlanda, invece, si è dimezzato il numero di immigrati provenienti dai nuovi stati membri dell'UE. Negli Usa, per la prima volta da tempo, i visti di lavoro temporaneo sono ancora disponibili.
L'Italia è stata esplicitamente citata dal Segretario dell'Ocse Angel Gurria, nel corso della conferenza stampa di presentazione del rapporto, a causa della politica di respingimenti in mare messa in atto dal governo Berlusconi negli ultimi mesi. "L'Italia", ha affermato Gurria "aveva 150.000 posti di lavoro per gli immigrati, ma li ha ora ridotti a zero. Si assiste di fatto ovunque a condizioni più dure sulla disponibilità aritmetica all'impiego degli immigrati, ma anche ad atteggiamenti più duri. Si è già visto per esempio alle ultime elezioni europee, con l'affermazione di posizioni estreme anti-immigrazione".
L'Ocse raccomanda, al contrario, di definire i bisogni del mercato del lavoro in modo più preciso e di aggiustare i flussi migratori di conseguenza, creando politiche reattive, eque ed efficaci in materia di immigrazione, che si adattino alla congiuntura economica senza abbandonare gli sforzi per la promozione dell'integrazione e della non discriminazione.
Il rapporto invita i Paesi dell'area Ocse a vigilare affinché le politiche attive nel mercato del lavoro portino beneficio sia ai nuovi lavoratori immigrati, sia a quelli che hanno perso il loro posto di lavoro.