1 maggio 2020 - Gianpaolo Gullotta, Rappresentante Paese VIS In Ghana, ci ha inviato il suo diario in cui descrive la situazione del primo Paese al mondo a rimuovere il lockdown:
Sono passati 42 giorni dall’arrivo del COVID-19 in Ghana. Il Ghana è stato il primo Paese al mondo a rimuovere il lockdown, dopo 3 settimane dalla sua attivazione. Si è trattato di un lockdown parziale, solamente la capitale Accra e la seconda città del Paese, Kumasi, sono state assoggettate a tale disposizione. Il Governo ghanese ha deciso di ripartire mantenendo solo i divieti di assembramenti, funzioni religiose ed attività scolastiche. Inoltre, vi è il nuovo obbligo di uscire indossando mascherine protettive. In questo modo le strade delle città hanno preso colore perché i volti della gente sono coperti da maschere variopinte, molte di queste fanno pendant con il vestito che le persone indossano. Le ragazze sembrano partecipare a sfilate di moda fra la polvere della strada, la confusione e gli occhi dei passanti.
Non tutte le mascherine sono di sgargianti colori. Alcune sono solamente fatte da stracci improvvisati o improbabili sciarpe giunte chissà come in Africa. Le mascherine cucite con la stoffa sono lavabili, mentre quelle che si trovano nelle farmacie sono usa a getta ed abbastanza costose, infatti il loro prezzo è circa l’equivalente di 2 euro, una cifra troppo elevata per molti. Basti pensare che con lo stesso montante si può consumare un lauto pasto per strada. Quindi la scelta ricade su quelle di stoffa, ricreando così un carnevale atipico e surreale per questo contesto africano, che mai ha conosciuto questa festa. Infatti, è particolarmente difficile incontrare persone “mascherate” in Africa, ci si mostra per ciò che si è, il trasformismo non è parte di questi popoli. L’unico utilizzo delle maschere è legato alle rappresentazioni totemiche delle culture.
Quindi la nostra vita quotidiana è stata completamente stravolta, indossiamo vere maschere per fare ogni attività, per uscire, per andare a comprare il cibo, addirittura all’interno del nostro ufficio quando dobbiamo incontrarci per presenziare ad un incontro di lavoro. È difficile prevedere fino a quando la gente volontariamente le indosserà, essendoci una temperatura media di 30 gradi centigradi è molto difficile respirare avendole sul viso.
Fr. Peter, un giovane missionario salesiano vietnamita, si è subito prodigato per cucire delle maschere per tutta la comunità salesiana ed i lavoratori della casa ispettoriale ad Ashaiman. Ha predisposto il salone a mo’ di piccola fabbrica tessile, riesumando una vecchia macchina da cucire e coinvolgendo vari giovani, con l’intento di cucire maschere da distribuire gratuitamente alla popolazione di Ashaiman. Si riparte dall’interpretare nuovi personaggi, indossando una maschera variopinta in una commedia africana ancora tutta da recitare.