5 aprile 2018 - Cochabamba. Il 24 e 25 marzo scorso, immerso nel parco verde della casa del Catechista a Quillacollo nel dipartimento di Cochabamba, è iniziato il Master “diritto del bambino alla convivenza familiare”. Il Corso, organizzato dall’Università Salesiana della Bolivia insieme al VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) ed a OFPROBOL (Oficina de Proyectos para Bolivia), ONG dei salesiani boliviani, è stato avviato grazie al sostegno tecnico e finanziario di Unicef e dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), e si propone di contribuire allo sviluppo delle competenze degli operatori del sistema di protezione dei diritti dei bambini attraverso una formazione accademica di qualità, che promuova il diritto del bambino a vivere in famiglia, nonchè dell’adolescente a ricevere un orientamento in vista della propria vita autonoma nella società.
Numerosi gli iscritti: 52 partecipanti provenienti da La Paz, 27 partecipanti da Santa Cruz e 40 iscritti a Cochabamba, per un totale di 119 partecipanti.
Alla cerimonia d’inaugurazione con una breve introduzione è intervenuto Lorenzo Marfisi, Coordinatore VIS in Bolivia che ha evidenziato l’importanza di questo Master per rafforzare e aggiornare le conoscenze e competenze degli operatori del pubblico e del privato sociale nel settore dell’infanzia: “vivere in famiglia è un diritto imprescindibile” ha sottolineato Marfisi, “e la reintegrazione familiare è un punto chiave di questo programma”.
Il Master, della durata di sei mesi, è diviso in 300 ore teoriche e 210 ore pratiche. Da un lato l’aspetto pedagogico in termini di metodologie di apprendimento, dall’altro lato un approccio pratico attraverso simulazioni, giochi di ruolo, materiale audiovisuale.
Inoltre gli studenti avranno a disposizione una piattaforma internet affinchè possano avere accesso a documenti didattici e ad un Forum, ovvero uno spazio virtuale comune attraverso il quale poter scambiare opinioni, dibattere e approfondire gli argomenti.
Il Master avrà luogo contemporaneamente nelle città di Cochabamba, La Paz e Santa Cruz de la Sierra ed è organizzato in sei moduli. Temi centrali del Master infatti saranno: la condizione dell’infanzia boliviana istituzionalizzata, la prevenzione dell’abbandono, i processi di reintegrazione familiare, la sfida dell’accompagnamento al reinserimento socio-lavorativo degli adolescenti con una significativa esperienza in centri di accoglienza, l’affido familiare e l’adozione.
Al contempo, tutti gli iscritti avranno la possibilità di approfondire alcuni argomenti tutti insieme in località Cochabamba, essendo quest’ultima situata al centro del Paese. Il primo grande incontro si è infatti svolto lo scorso 24-25 marzo. Tre gli argomenti principali trattati durante le due giornate di lavoro: il primo riguarda la situazione delle bambine, bambini e adolescenti che vivono presso Istituti di accoglienza in Bolivia. Il secondo argomento su cui si è posto l’accento sono stati gli effetti negativi sullo sviluppo del bambino che provoca vivere per lungo tempo in un Istituto. Il terzo tema affrontato è stato il quadro legale di riferimento che protegge il diritto del bambino alla convivenza familiare.
Durante i due giorni c’è stato spazio anche per una piccola Feria dedicata ai diritti delle bambine, bambini e adolescenti senza famiglia.
Durante l’ultima lezione di questo primo incontro, la Professoressa Maria Gracia Morais, specialista in Diritto del bambino, ha messo in risalto come “questo Master è molto importante perché forma gli operatori sulla messa in atto del diritto del bambino a vivere in una famiglia, sia questa quella di origine, ampliata o adottiva”.
Si stima che in Bolivia siano circa 8.300 i bambini e adolescenti istituzionalizzati, ovvero che vivono in centri di accoglienza, per la maggior parte gestiti da enti appartenenti al privato sociale, non pochi dalla Chiesa Cattolica. Bolivia registra infatti uno dei tassi di istituzionalizzazione più elevati della regione. In particolare, preoccupano i seguenti dati: il 21% della popolazione istituzionalizzata ha un’età precoce, ovvero inferiore ai 7 anni; un altro 21% ha trascorso tutta la vita in un centro di accoglienza; eppure, quasi l’80% ha un familiare in vita che potrebbe ricoprire il ruolo del genitore, restituendo in questo modo il diritto del bambino a vivere in famiglia.
Clara Ballari (Volontaria VIS) e Lorenzo Marfisi (Coordinador Área América Latina y Caribe)