19 luglio 2017 - Durante la prima guerra mondiale lo spazio che divideva due trincee nemiche e contrapposte era denominato “la terra di nessuno”. Uno spazio dove era facilissimo perdere la vita quando si provava ad assaltare la trincea nemica: le mitragliatrici, le bombe ma anche purtroppo i gas erano le principali cause della morte dei soldati. Oggi nel XXI secolo non dovrebbero esistere più questi tipi di non-luoghi, eppure qualcosa di simile alla “terra di nessuno” ancora esiste, sono i campi profughi/rifugiati dove non si muore ovviamente come sul campo di battaglia della prima guerra mondiale, ma si muore lentamente, si muore nell’anima lontani dalla propria casa, dai propri affetti, dimenticati da gran parte del mondo.
Un giorno un giovane salesiano liberiano di nome Cornelius inizia a parlarmi di un suo piccolo progetto che sta portando avanti in un campo profughi liberiano alla periferia di Accra. Ha creato un’associazione studentesca che fornisce supporto e borse di studio ai giovani liberiani del campo profughi che desiderano andare all’università ghanese. Rimango molto sorpreso perché l’ultima guerra civile liberiana fini nel 2003, ben 14 anni fa ed ancora ci sono rifugiati che hanno paura a ritornare nella propria terra per motivi di sicurezza. Il problema della reintegrazione dei rifugiati delle varie guerre in Africa Occidentale rimane uno dei più grandi problemi.
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