09 Gennaio 2017 - Domenica scorsa Nico Lotta è stato ospite in "Il mondo insieme" su TV2000, dove Licia Colò nello spazio prima di cena ha intervistato il Presidente VIS sulla propria esperienza come volontario all'estero. Qui vi riproponiamo alcuni stralci e il video completo.
Un excursus sull'’esperienza di volontariato internazionale
Il primo viaggio da volontario è stato il Madagascar. Ho scelto il Madagascar proprio perché da ragazzo, nella scuola dei salesiani dalle elementari, venivano i missionari del Madagascar a raccontare la loro esperienza di missione, quello che vedevano nei villaggi, a mostrare le foto. Sono cresciuto con il desiderio di visitare quei luoghi.
La prima cosa che bisogna fare in un Paese nuovo è conoscere prima ancora che costruire. Conoscere la realtà che mi circondava per provare a poter fare qualcosa insieme successivamente.
La prima cosa che ho potuto ammirare è il lavoro enorme che fanno i missionari salesiani con la gioventù in Madagascar che è un paese impoverito. Un paese impoverito con enormi risorse naturali, enormi possibilità legate al turismo ma dove la popolazione soffre un impoverimento totale perché le risorse sono appannaggio di qualcun altro. Ho cominciato ad interrogarmi e provare a capire quali fossero i meccanismi che portavano a questa ingiustizia, a questa diseguaglianza. E provare a fare la mia parte.
In Sri Lanka per la ricostruzione dopo il 2004. Abbiamo affrontato un’emergenza abitativa, un impegno reale per ricostruire abitazioni a chi aveva visto la propria casa inghiottita dallo tsunami.
Ad Haiti dopo il terremoto ed ora dopo l’uragano Matthew. Oltre 220.000 persone persero la vita, principalmente nella capitale Port-au-Prince. Qui il primo problema fu quello di rimuovere le macerie; importantissimo in questo senso fu l’intervento dell’Esercito Italiano con una propria missione perché ciò che mancava all’inizio erano anche gli attrezzi per poter scavare.
Gli haitiani erano un popolo per strada, o perché non avevano più la casa o perché tanto era stato lo shock del terremoto che quasi tutti avevano difficoltà a dormire sotto un tetto.
Da dove nasce l’esigenza di fare volontariato?
È parte della mia vita. La mia vita non è a compartimenti stagni. Volontario, marito, padre, ingegnere. Provo a vivere integrate tutte queste dimensioni. Non sarei io se non facessi anche la mia parte nel volontariato all’estero, ma anche in Italia. È un modo di essere, provare a garantire nel mio piccolo il mio contributo per riequilibrare le ingiustizie con cui mi sono confrontato in questi anni.
La parte più bella di questa esperienza è la rete delle relazioni umane che si instaurano. Relazioni durature e solide che ti ritrovi per il resto della tua vita.
Ricordi indelebili?
L’accoglienza dei più piccoli è il tratto comune. Inizialmente ti senti straniero in un posto che non conosci, poco a poco si intessono relazioni profonde e sentirsi a casa propria in un posto lontanissimo da casa tua è una bellissima esperienza. E in questo i bambini aiutano tanto.
Hai mai avuto necessità di scappare dal dolore?
Il dolore è sempre stato accompagnato nelle mie esperienze da segni di profondissima speranza; non ho mai visto un dolore disperato anche nelle situazioni più difficili. Questa è la caratteristica dei salesiani in queste terre così martoriate; sono un piccolo segno di luce in molta oscurità.
Il dolore non l’ho mai vissuto come ultima parola; la sensazione finale è sempre la speranza e il desiderio di ricostruire, ricominciare e lavorare insieme.