3 dicembre 2016 – Laura è una volontaria in servizio civile con VIS presso Proyecto Don Bosco, Santa Cruz, Bolivia. La sua vita quotidiana è un frammisto di emozioni, sensazioni, “momenti” come li definisce lei. Si passa dai sapori ed odori della città fatti di manioca e formaggio, al calore di una serata danzante, al capogiro che viene quando incontri un bimbetto senza infanzia. Ecco la sua testimonianza.
“Fa caldo. Mi compro un cuñapé (pagnotta di farina di manioca e formaggio) e un succo di marcuya nel mio nuovo bar preferito.
Sono state settimane piene di incontri e scontri con realtà diverse, interessanti e complesse. Penso alla mia prima giornata nei centri del progetto Don Bosco. Una bambina mi abbraccia, “Ciao. Tu ce l’hai una mamma?” “Si” le rispondo, un po’ presa alla sprovvista. “E un papà?” “Si,” aggiungo. Si allontana, portandosi appresso con la sua bambola tutta la bellezza dell’infanzia, e lasciando lì tutte quelle domande la cui importanza avevo sempre dato per scontato.
Il cameriere del bar inizia a farmi domande sulla mia nazionalità. Parliamo della Bolivia, di Evo, dell’attuale crisi dell’acqua a Cochabamba e a La Paz, del nuovo presidente statunitense. Mi chiede quali sono le cose che finora mi sono piaciute di più di Santa Cruz.
Mi soffermo a pensare. Mi vengono in mente momenti, immagini di attimi che mi scorrono come la presentazione di una diapositiva nella testa. Momenti belli, come quando il mio attuale figlioccio mi chiede emozionato di fargli da madrina alla cresima.
Momenti toccanti, in cui un bambino di strada di 8 anni torna al centro dopo aver consumato droga, e ancora più sconvolgenti quando scopri che lo stesso bambino sta subendo violenze sessuali.
E momenti scoraggianti, in cui mi sembra che la limitatezza delle risorse non riesca a farsi carico del bisogno di tutti i bambini.
Tutti momenti, la cui intensità mi accresce e motiva giorno per giorno a capire e studiare, per saper affrontare le situazioni quotidiane vissute nei centri in maniera più cosciente e sensibile alle esigenze della popolazione con cui lavoriamo.
Rinsavisco dai miei pensieri, ometto tutto questo e decido di rispondere al cameriere con una banalità che mi confonde e mi fa anche un po’ ridere: “La cordialità delle persone, le danze e la musica tipica boliviana”. In fondo, come faccio a mettere un mondo di immagini ed emozioni, che anche io sto iniziando ad elaborare solo adesso, in una conversazione di dieci minuti. E poi devo andare. Stasera i ragazzi hanno preparato la “noches de talentos,” un momento di condivisione e divertimento dove le bambine, bambini e adolescenti cantano, ballano e recitano.
Inutile dire che ero più emozionata di loro. “Sei riuscita a venire!” mi urla un ragazzo con un sorriso che ti travolge di gioia. Il mio figlioccio mi spinge sul palco con una parrucca bionda stile Shakira e canta manco fosse Carlos Vives”.
Laura Fontana, Volontaria in servizio civile VIS – Proyecto Don Bosco, Santa Cruz, BOLIVIA