10 febbraio 2016 - Pubblichiamo di seguito la testimonianza della nostra Valutatrice in Angola, Sonja Cappello.
Strade affollate, traffico, montagne di detriti che invadono le strade, donne sedute che stendono elegantemente i loro teli sul marciapiedi e vendono frutta, uomini che si affrettano con la ventiquattro ore, bambini che sorridono e corrono verso l'entrata della scuola, gli autobus che sfrecciano stracolmi, il mercato colorato e vivace.
Sono appena atterrata a Luanda, e ad accogliermi c'è Gloria, coordinatrice VIS e Lucia, volontaria del servizio civile che mi accompagnano alla casa "visitoria" dei Salesiani di don Bosco, dove soggiornerò per due settimane. Il ruolo assegnatomi in questa breve missione è quello di "valutatrice" per il progetto coordinato e diretto dal VIS "Estrada para Vida" ("La strada per la vita"), che mira al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei bambini di strada e dei giovani vulnerabili e marginalizzati di Luanda. Nella mia esperienza di "valutatrice", ovvero di consulente che analizza i risultati raggiunti e le attività implementate, mi sono ritrovata a ricoprire questo ruolo scomodo, che spesso viene visto dal personale e dai responsabili di progetto con un certo timore reverenziale e a volte con sospetto. Ma l'accoglienza calorosa e il supporto ricevuto dallo staff e dal team VIS locale, mi ha permesso di capire e comprendere rapidamente persone, luoghi e relazioni che mantengono in vita questa grande opera, condividendo momenti emozionanti e inaspettati.
Ed è in questa città, piena di contraddizioni, di opposti, di ricchezza, arroganza, sviluppo, ambizione che però nasconde i soliti drammi di mancanza di libertà di espressione, povertà, abbandono, crisi economica, destrutturazione sociale e vulnerabilità, che comincia la mia avventura, attraverso la gente e le attività che hanno segnato e coinvolto i bambini, le famiglie e i tanti ragazzi che hanno intrapreso un processo di trasformazione della propria vita.
Un'avventura fatta di visite, di dialoghi, di scambi, come l'incontro con Pauzinho, un bambino di 11 anni, che mi stringe la mano, al buio, seduti sul marciapiede, nei pressi della piazza 1 di Maio, mentre incerto fissa il vuoto, intona uno dei canti che ha appreso dai volontari che ogni giovedì e sabato percorrono le strade affollate di Luanda, radunando i ragazzi e organizzando varie attività come ad esempio la musica, il gioco, film, prestando ascolto. Pauzinho si diverte, e subito dopo provoca un amico seduto accanto a lui...
E poi Maria, una giovane neolaureata in psicologia, una delle prime in Angola, dal momento che la Facoltà di psicologia esiste solo da qualche anno, che ha deciso di dedicarsi professionalmente all'accompagnamento psico-sociale dei bambini e ragazzi dopo aver svolto uno stage presso il centro Margarida, casa di accoglienza per bambini di strada: confessa, sicura di sè, con le sue morbide trecce e il suo sguardo orgoglioso, che si sta realizzando il suo sogno della sua vita, ovvero di prestare servizio e migliorare la vita dei più piccoli.
E mentre visito la zona industriale di Luanda mi imbatto in Antonio, ex ragazzo di strada, che ora è responsabile vendite dell'impresa multinazionale "Brazafrica": lo vedo mentre batte sulla tastiera del computer gli ordini di un nuovo cliente e contemporaneamente gesticola con un collega, parlando al telefono con un secondo cliente. E' molto indaffarato, ma con vivacità e dinamismo mi sorride fiero.
Infine Pauluxo, un giovane ragazzo della "casa autonomia", appartamento che accoglie i ragazzi maggiorenni, che hanno concluso il percorso di formazione presso le diverse scuole professionali e in gruppo sperimentano per due anni la vita familiare, in comunità, prima di iniziare una vita autonoma. Pauluxo, confessa di voler continuare gli studi ed orgoglioso mostra il suo libro, trasmettendo commozione e gratitudine.
Quattro giovani, quattro immagini che mi hanno accompagnato durante l'intera missione, e che mi hanno fin da subito chiarito che per questo particolare progetto non si poteva parlare esclusivamente di indicatori, numeri, valori quantitativi raggiunti, bensì di trasformazione e profondo cambiamento di vita, toccando la sfera personale e spirituale di molti giovani.
Attraverso il coinvolgimento, i rapporti e le relazioni esplorate ed indagate, sono riuscita a dare un volto, un'immagine, un colore alle tante attività svolte ed implementate dal VIS. Non solo ho trovato personale locale altamente motivato e professionale, ma ho visto uomini e donne coinvolti, guidati da fiducia e passione per il proprio lavoro, spesso svolto in condizioni economiche precarie e con mille limiti strutturali, ma eseguito con cura e amore.
Pauzinho, Maria, Antonio e Pauluxo sono ancora vivi nella mente, ma sono solo alcune delle tante storie e dei molti giovani, che hanno coinvolto e conquistato molti coetanei, testimoniando con successo la loro storia, coinvolgendo i più giovani nel processo di cambiamento.