28 ottobre 2015 - Non si placano le tensioni in Burundi. Domenica scorsa, un gruppo di uomini armati ha attaccato un posto di polizia a Musaga, a Sud della capitale Bujumbura. Il bilancio, secondo le forze dell’ordine, è di un morto e un ferito, anche se fonti non ufficiali parlano di oltre 10 vittime. L’attacco, iniziato intorno alla mezzanotte di domenica 25 ottobre, è stato condotto, secondo testimoni locali, con armi da fuoco e granate e ha causato danni ingenti anche ad alcune abitazioni nei pressi del posto di polizia attaccato. Nella mattinata di domenica, le forze dell’ordine hanno picchiato e arrestato le persone ritenute responsabili dell’attacco.
La tensione tra il Governo di Pierre Nkurunziza e i suoi oppositori, dunque, non accenna a placarsi. Il 17 ottobre era stato ritrovato nel fiume Gikoma il corpo di Charlotte Umugwaneza, leader del partito di opposizione Mouvement pour la solidarité et le développement (MSD) e attivista anti-corruzione. Il 13 ottobre, invece, nove civili erano stati uccisi a sangue freddo da forze di polizia appartenenti alla Api (l’unità incaricata di proteggere le istituzioni dello stato) a Ngagara, un quartiere di Bujumbura. Tra le vittime, Christophe Nkezabahizi, un noto cameraman della televisione RTNB, e Evariste Mbonihankuye, staff member dell’OIM in Burundi, primo operatore umanitario a perdere la vita dall’inizio della crisi.
Anche questa settimana si è aperta con la violenza. Scontri cruenti tra gruppi armati e forze dell'ordine sono scoppiati nei quartieri di Cibitoke e Mutakura. Fonti non ufficiali parlano di diversi morti, anche tra le forze di polizia. Nella serata di lunedì la violenza si è insinuata anche in un luogo-simbolo della capitale burundese, il Centre Jeunes di Kamenge, istituzione storica sorta per iniziativa dei missionari saveriani e molto conosciuta per questo anche in Italia. Il Centro giovanile è nato più di un decennio fa come luogo di aggregazione e laboratorio interculturale e interreligioso, una fucina per la promozione della pace e della spiritualità soprattutto tra i ragazzi ed i giovani di Bujumbura. Il Centro è stato assaltato da un gruppo con fucili mitragliatori, pistole, granate, lanciarazzi. Le ipotesi che cercano di spiegare l’avvenimento sono diverse. Secondo alcuni si tratterebbe di un errore, perché la struttura sarebbe stata scambiata per una caserma della polizia. Secondo altre fonti, invece, si tratterebbe di una minaccia al Centro ed ai sacerdoti locali che sono succeduti nella gestione ai missionari italiani, un tentativo insomma di eliminare i nuovi animatori, visto l'impatto delle pallottole ad altezza-uomo nelle camere da letto, oggetto di una pioggia di pallottole da un attacco durato quasi 30 minuti. Nel caos che ormai regna a Bujumbura, uno dei sacerdoti colpiti ha dichiarato l'inutilità di richiedere un’inchiesta ufficiale, in una città dove ormai gli scontri a fuoco tra gruppi armati avvengono anche in pieno giorno e dove le vittime non trovano né colpevoli né - soprattutto - giustizia.
Secondo il Portavoce dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell'Onu, Rupert Colville, dal 26 aprile scorso, in Burundi sono morte almeno 196 persone, un terzo delle quali nelle ultime tre settimane, in una continua escalation di violenza. La situazione, dunque, continua a peggiorare, senza interventi concreti della comunità internazionale che, ad oggi, non è riuscita a fermare la spirale di violenza, e senza alcuna risonanza nei principali mezzi internazionali di comunicazione.
Il VIS prosegue il suo impegno in Burundi a favore dei gruppi maggiormente vulnerabili, soprattutto bambini e giovani, che sono anche i più colpiti dai recenti eventi e dalla violenza crescente.