16 ottobre 2015 - Nelle ultime due settimane, in Palestina, la violenza è tornata a crescere, specialmente a Gerusalemme. Riportiamo di seguito la testimonianza di Luigi Bisceglia, Rappresentante Paese del VIS in Palestina.
“A Gerusalemme sono scoppiati dei focolai di violenza che sono cominciati attraverso presunti attentati o accoltellamenti da parte di giovani palestinesi. Da quel momento, la rabbia popolare è cresciuta su entrambi i fronti. Da un lato, gli israeliani hanno messo il punto sul problema sicurezza, con i coloni che hanno fatto partire una vera e propria caccia all’uomo. Dall’altro, i palestinesi continuano a sostenere che le politiche di occupazione d’Israele stanno fomentando la violenza popolare.
La violenza va condannata, sempre.
Il problema in Palestina è che, anche se è sempre difficile distinguere tra vittime e carnefici, ci sono due parti in conflitto di cui, però, una esercita il ruolo di potenza occupante, a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.
Serve una riflessione da entrambe le parti. Se è legittimo, infatti, il diritto della popolazione di Israele a difendersi, la violenza da parte di Polizia ed Esercito deve essere solo l’extrema ratio.
Non aiuta, inoltre, la pubblicazione sui social network di video che mostrano gli episodi di violenza: si tratta di vera e propria pornografia dei sentimenti che non aiuta a capire la situazione.
Ciò che è importante sottolineare è che, al momento, non è in corso una terza Intifada. Si tratta di rabbia popolare che, però, potrebbe trasformarsi in qualcosa di più con un’ulteriore escalation della violenza”.
“Il VIS – sottolinea Nico Lotta, Presidente del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo - è presente in Palestina dal 1986, al fianco delle locali comunità salesiane, principalmente tramite educazione a beneficio dei giovani palestinesi. Il nostro obiettivo è sempre stato favorire la convivenza civile. Condanniamo ogni tipo violenza, una violenza che vede tra i primi bersagli e le prime vittime ragazzi molto giovani. Invitiamo, inoltre, tutte le parti in gioco alla moderazione: la violenza non può portare a sviluppi positivi”.