8 aprile 2015 - Insieme alla Piattaforma delle ONG italiane in Medio Oriente e Mediterraneo lanciamo un appello al governo italiano perchè si adoperi per un intervento politico urgente per fermare le stragi di civili palestinesi nel campo di Yarmouk, in Siria.
“Al di là del disumano”, così ha definito due giorni fa Chris Gunnes, portavoce di UNRWA, l’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi , la situazione della popolazione nel campo rifugiati di Yarmouk, alla periferia di Damasco. “Non c’è cibo, non c’è acqua e pochissime medicine… La gente è rinchiusa in casa, e i combattimenti infuriano per le strade. Tutto questo deve finire e i civili devono essere evacuati.”
Da parte sua, Pierre Krahenbuhl, Commissario Generale UNRWA, in una informativa al Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato che i rifugiati nel campo sopravvivono con razioni di cibo di 400 calorie al giorno, meno di un quarto di quanto sarebbe indispensabile secondo OMS, l’organizzazione mondiale della sanità.
18.000 rifugiati Palestinesi, fra i quali ci sono 3.500 bambini, sono intrappolati da mesi nel campo di Yarmouk e assolutamente impossibilitati a muoversi da mercoledì 1 aprile, giorno di inizio dell’offensiva dell’ISIS alla periferia della capitale siriana.
Gli abitanti del campo sono vittime della violenta battaglia in corso fra l’esercito regolare siriano, le milizie fondamentaliste e altri gruppi armati, sottoposti ai bombardamenti dell’aviazione, e al tiro degli elicotteri che riversano sul campo tonnellate di bombe e materiale esplosivo, perseguitati dai miliziani fondamentalisti che hanno dato il via ad una raffica di esecuzioni sommarie. In questo inferno, i civili palestinesi cercano invano riparo negli scheletri degli edifici distrutti, non hanno accesso all’acqua potabile e sono privati da ormai 10 giorni anche delle razioni di cibo minime che UNRWA distribuiva, seppure in modo irregolare (solo 113 gg nel 2014) a gruppi limitati di famiglie, da ormai 4 anni, dall’inizio della guerra civile in Siria. Una tragedia nella tragedia.
A nome dei membri del Consiglio di Sicurezza ONU l’ambasciatrice Dina Kawar ha chiesto ieri “che venga fornita protezione ai civili nel campo e che venga assicurato l’accesso umanitario all’area”. Un intervento urgente della Comunità internazionale per l’apertura di un corridoio umanitario e un cessate il fuoco, anche se temporaneo, con la sospensione dei bombardamenti in modo da permettere ai civili che lo vogliano di sfuggire a questo inferno, è indispensabile per evitare la strage.
La piattaforma delle ONG italiane in Medio Oriente e Mediterraneo chiede al Governo Italiano un intervento politico urgente presso il governo siriano e altri stati nella regione, per sostenere gli sforzi di UNRWA per una sospensione delle azioni militari che permetta l’evacuazione dei civili e la fornitura dell’assistenza medica e alimentare necessaria.
La Piattaforma delle ONG italiane in Medio Oriente e Mediterraneo è una rete di 40 Organizzazioni Non Governative italiane che da anni operano con interventi di emergenza e sviluppo nella regione. Molte di queste sono attualmente impegnate anche per alleviare le sofferenze della popolazione siriana e palestinese vittime del conflitto in corso e per la loro protezione, in Siria e nei paesi limitrofi.