29 ottobre 2014 - Sono partita a fine luglio da Torino, l’estate era un miraggio e speravo in qualche modo che l’Africa mi riscaldasse un po’; destinazione Etiopia, scelta durante l’anno di master in “Gestione delle risorse idriche per la cooperazione internazionale” presso l’universita’ Bicocca di Milano che ha una convenzione di tirocinio con il VIS, l’organizzazione non governativa con cui ho svolto il mio stage.
Come formazione universitaria sono un ingegnere ambientale, il master in Italia ha sicuramente provveduto ad ampliare ulteriormente le mie conoscenze in campo idrogeologico, sul funzionamento dei pozzi, il dimensionamento di strutture idriche e tanto altro.
Con questo bagaglio sono partita alla volta dell’Etiopia dove il VIS ha realizzato, in più di 10 anni di cooperazione, numerosissimi interventi nel settore WASH (Acqua salute e norme igienico-sanitarie), esperienza che sapevo mi avrebbe aiutato a dare forma a tutto ciò che avevo studiato attraverso un assiduo lavoro sul campo e che si è rivelata estremamente interessante.
L’arrivo ad Addis è stato un salto nel buio, non conoscendo né le persone né la città, ma un salto che ho fatto con grande entusiasmo e voglia di fare nuove esperienze.
Ho trascorso lì il primo mese con Marco Faggioli, il rappresentante paese del VIS, e Lorenzo Vecchi, il responsabile settore WASH, che mi hanno introdotto al lavoro del VIS in Etiopia e con cui ho potuto fare una prima esperienza in termini di progettazione interventi, analisi di policies e linee guida internazionali, panoramica dei donatori nel settore ed altro.
Dopo aver lavorato da subito dunque alla progettazione di alcuni interventi idrici, ho cominciato a lavorare su una nuova iniziativa della Ong, ovvero la creazione di una mappa on-line di tutti i progetti (prossimamente sul nostro sito) e gli interventi fatti in questi anni prevalentemente nel settore WASH, che ho trovato da subito una sfida molto interessante.
Ho cominciato dunque il mio lavoro sul campo visitando prima un intervento idrico in Oromia region che abbiamo potuto vedere in un giorno solo, poi sono finalmente partita per le regioni del Tigray e della Somali, al confine con Eritrea e Somalia in cui il VIS ha realizzato la maggior parte degli interventi e che mi hanno richiesto una settimana di lavoro sul campo ognuno.
Grazie ai partner locali del VIS ho potuto visitare moltissimi siti (più di 80), vedendo tutti i progetti completati e in fase di completamento, incontrando le comunità e raccogliendo numerosi dati e schede tecniche utili per me ai fini del programma del mio master. Oltre agli interventi e all’esperienza professionale che ho fatto, proprio questo monitoraggio mi ha anche richiesto di visitare (e pernottare) posti remoti ed incredibili, che mai avrei immaginato.
Somali e Tigray sono due regioni stupende, molto diverse tra loro dal punto di vista naturalistico e non sempre facilmente accessibili; le difficoltà incontrate in entrambe le regioni sono state però ampiamente ridimensionate una volta entrata a contatto con le persone del luogo, ospitali, gentili e premurose, con il sorriso sempre sul viso e una buona risata quando cercavo di pronunciare le poche parole che pian piano imparavo.
Il lavoro dunque è stato lungo, due settimane molto intense consecutive per scoprire il lavoro del VIS e conoscere le popolazioni beneficiarie. Esiste un modo di vivere la giornata molto più semplice, più essenziale, più legato a una realtà senza troppi confort. In alcuni posti le persone non vengono riconosciute per quello che hanno ma per quello che sono, e in qualche modo questa semplicità e verità richiedono maggior fatica ed impegno giornaliero.
Oltre a questo, visitando tanti interventi diversi in zone così remote e differenti tra loro, ho potuto constatare il significato e il senso di una cooperazione che parte da un reale bisogno della popolazione e agisce al fine di risolvere in maniera sostenibile problemi quotidiani della gente. Grazie infatti alla stretta collaborazione tra il VIS e i suoi partner locali nel WASH, tutti ben radicati nel territorio ed attenti da sempre alle necessità delle varie comunità, il lavoro svolto e il numero di beneficiari raggiunto è stato e continua ad essere estremamente importante.
Al ritorno ad Addis dunque il tempo stringe per la prossima partenza e ritorno in Italia, il lavoro non manca, la mappa potrebbe costituire un contributo importante per dare uno sguardo diverso e più ampio agli interventi in questo paese e chissà, magari uno strumento utilizzato da altri attori umanitari nel paese, per cui sono molto contenta di aver avuto la possibilità di essere parte attiva di questa bella iniziativa.
Tornerò a breve in Italia con qualcosa in più, dal punto di vista professionale ed umano, con meno paura del futuro, con meno paura delle sfide che dovrò affrontare, ma con più voglia di impegnarmi e applicarmi in questo settore che ho confermato essere fondamentale in Paesi così profondamente colpiti dalla siccità come l’Etiopia.
Silvia Bava
Studentessa del Master in Gestione delle risorse idriche per la cooperazione internazionale”
Universita’ Bicocca di Milano