14 maggio 2014 - Siamo vicini alla famiglia, agli amici e colleghi di Camille Lepage, fotogiornalista francese di 26 anni, uccisa in Repubblica Centroafricana, probabilmente durante un conflitto a fuoco. La notizia è stata diffusa ieri dall’Eliseo. Il governo francese attraverso il suo Ministro degli Esteri, Laurent Fabius, rivendica per Camille la necessità che sulla sua morte sia fatta piena luce, la stessa luce che lei voleva portare sulla situazione nella repubblica centroafricana e su aree del mondo altrimenti dimenticate perché il diritto di informare ed essere informati resti sempre un valore da garantire e proteggere. Il VIS si unisce a questo appello, per sostenere gli affetti a cui è stata strappata questa giovane donna, e per la dignità e l’importanza inestimabile del suo lavoro e della sua testimonianza.
Troppo spesso giornalisti, cooperanti si trovano ad operare in zone difficili, dove la vita viene percepita in maniera diversa e velocemente ti può essere levata, sosteniamo con la nostra voce la necessità che la buona informazione non muoia e non muoiano le persone che hanno il coraggio di raccontarcela.
Il corpo di Camille è stato rinvenuto da una pattuglia di militari francesi in occasione di un controllo effettuato su un veicolo condotto da membri del gruppo anti-balaka nella regione di Bouar. La giovane freelance è probabilmente stata uccisa nei duri scontri a fuoco che dilaniano la Repubblica Centroafricana tra il gruppo anti balaka, le milizie cristiane che combattono i seleka, gruppo musulmano, per il controllo del territorio. Il suo tweet del 6 maggio racconta i suoi ultimi giorni tramite una foto con le parole che rimandano a quest’ultimo viaggio: “travelling with the anti balaka to Amanda Gaza, about 120km from Berberati”.
La giovane fotoreporter era arrivata da alcune settimane nel paese e lavorava come freelance in un villaggio a 60 km da Bouar vicino ai confini con il Camerun. Per vari mesi aveva vissuto e rappresentato le grandi realtà centroafricane da Juba, Sud Sudan, paese in cui risiedeva dal 2012. Era nata ad Angers, in Francia, si era laureata in giornalismo in Inghilterra collaborava con grandi testate internazionali quali Le Monde e the New York Times. Negli ultimi tempi era partita per la Repubblica Centroafricana, dove da 5 mesi è in corso una missione militare francese di peace-enforcing, Sangaris.
Quello che è accaduto rattrista molto la comunità intera, il già drammatico conflitto che devasta la Repubblica Centroafricana apre all'epilogo della morte di chi come Camille vive per fare informazione.
Ricordiamo che nella prima metà del 2014 sono 17 i giornalisti uccisi, 4 assistenti, 10 netizens e citizen giornalisti, 165 giornalisti imprigionati, 11 assistenti imprigionati, 167 netizens e citizen imprigionati. Stime rivelate da Reporter Senza Frontiere.
Camille voleva portare la luce dove era buio, non ha scelto posti e storie facili, ha preferito mettere in luce zone lontane di guerra e di desolazione, dove la mano dell’uomo arriva prima per distruggere e poi per costruire.
I suoi lavori fotografici parlano di giovani che spariscono, sofferenze e punti di vista diversi a cui lei voleva dare voce.
Beatrice Gelsi
Scuola di giornalismo internazionale Fondazione Lelio Lisli Basso
In tirocinio presso l’ufficio comunicazione del VIS