Repubblica Centro Africana: per le Nazioni Unite è in corso la pulizia etnica.

25 febbraio 2014 - Almeno una settantina di cittadini musulmani è stata assassinata da miliziani Anti-Balaka che hanno attaccato Guen, remoto villaggio del sud-ovest, costringendo alla fuga altre centinaia di civili. A denunciare l’ultimo massacro ai danni della minoranza religiosa è padre Rigobert Dalongo, un prete cattolico ora rifugiato con 800 persone in una chiesa della località di Carnot, a 100 chilometri di distanza dal villaggio bersagliato dalle milizie di autodifesa. In base alla ricostruzione dei fatti di padre Dalongo, almeno 27 persone sono state brutalmente uccise durante il primo giorno dell’attacco e altre 43 in quello successivo. Un giovane sopravissuto, il 22enne Ibrahim Boubacar, ha raccontato che gli assalitori hanno colpito a morte i suoi due fratelli dopo averli sentire parlare in arabo. Padre Dalongo ha poi precisato che i miliziani “hanno radunato dozzine di abitanti, costringendoli a sdraiarsi per terra, a faccia in giù, prima di spararli uno ad uno”. Se la maggior parte della popolazione di Guen è riuscita a scappare, un numero imprecisato è rimasto nel villaggio, tutt’ora controllato dagli Anti-Balaka.

La missione africana di peacekeepers (Misca) e i soldati francesi di Sangaris operativi da quasi tre mesi in Centrafrica per ristabilire l’ordine e proteggere i civili sono soltanto dispiegati a Bangui e in alcuni capoluoghi di provincia.

La situazione rimane altrettanto instabile nella capitale dove da domenica una decina di persone ha perso la vita, tutte di confessione musulmana, tra cui tre militari ciadiani della Misca. Le ultime violenze, attribuite agli Anti-Balaka, si sono verificate nel quartiere Combattant e nei pressi del campo militare di M’Poko. Inoltre i soldati ruandesi sono riusciti a bloccare un tentativo di evasione dal carcere di Boy Rabe di dirigenti Anti-Balaka, arrestati alcuni giorni fa dalla stessa Misca. Da Bria, località al centro del vasto paese, la Rete dei giornalisti per i diritti umani (Rjdh) ha invece denunciato diversi casi di rapimenti notturni e arresti arbitrari, puntando il dito contro gli ex ribelli della coalizione Seleka (a maggioranza musulmana). La popolazione locale, costretta a rimanere in casa, viene aggredita con l’accusa di voler aderire alle milizie Anti-Balaka. Inoltre gli ex Seleka si starebbero vendicando prima del dispiegamento in città dei militari della Misca e di Sangaris.

A lanciare l’allarme sulla crisi centrafricana è stato l’Alto commissario Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, che ha denunciato “una pulizia etnico-religiosa in atto” nell’ex colonia francese. Per l’alto dirigente Onu, “le violenze interconfessionali stanno cambiando la demografia del paese”, avvertendo che “la divisione di fatto del Centrafrica è ormai un rischio concreto”. La scorsa settimana anche l’organizzazione Amnesty International è giunta alle stesse conclusioni, dopo che dallo scorso dicembre più di 100.000 persone sono scappate da Bangui in direzione del nord-est del paese, dei vicini Ciad e Camerun.

Dall’inizio di dicembre la comunità musulmana centrafricana e straniera è sistematicamente bersagliata dagli Anti-Balaka: moschee, case e attività commerciali vengono attaccate e saccheggiate dai miliziani. Non sono riusciti a fermare le violenze i 5400 soldati della Misca e i 2000 militari francesi ma neanche gli appelli alla pace e alla riconciliazione dei principali capi religiosi centrafricani.

A ridimensionare la dinamica dei crimini in atto è stato il generale Francisco Soriano della missione Sangaris, secondo cui “non è una pulizia etnica, ma alcuni gruppi, in questo caso i musulmani, sono messi maggiormente sotto pressione dalle milizie armate”.

Proprio oggi il parlamento francese deve votare la proroga della missione Sangaris oltre la scadenza di aprile, dopo la richiesta della presidente di transizione Catherine Samba-Panza di mantenere le truppe straniere fino alle elezioni in agenda per febbraio 2015.
 

fonte:  MISNA - Missionary International Service News Agency