10 febbraio 2014 - Anche il Pentagono boccia il velivolo Joint Strike Fighter. Lo documenta un report analizzato in anteprima dal mensile Altreconomia. Su questo tema Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo e autore de "Il caro armato" e de "L'economia armata", lunedì 3 febbraio è stato ospite del programma di Rai Tre "Presa diretta".
"Le performance riguardanti l'operatività complessiva continuano ad essere immature e si basano fortemente su supporto e soluzioni proposte dall'industria che sono inaccettabili per operazioni di combattimento. La disponibilità di velivoli e le misure di affidabilità dei tassi di manutenzione son tutte sotto gli obiettivi che il Programma si era dato per questo punto del proprio sviluppo".
Il Pentagono boccia senza attenuanti il programma F-35 Joint Strike Fighter ed evidenzia l'analisi con i crudi numeri: "la disponibilità complessiva della flotta è stata mediamente del 37% rispetto alle previsioni con una tendenza ad un declino graduale. Nessuna delle tre varianti dell'aereo ha raggiunto l'affidabilità prevista con una percentuale di raggiungimento dell'obiettivo che va dal 30% al 39%. Infine, i tassi di manutenzione per la gestione di problemi più o meno gravi sono stati tre volte superiori (con punte del 344% in più!) rispetto alle soglie richieste".
Ma i problemi erano noti da tempo: "La Lochkeed Martin deve pagare parte dei costi maggiorati del programma F-35 Joint Strike Fighter di cui è capocommessa! Non si può rimanere in silenzio di fronte ad una crescita della spesa di 16,5 miliardi di dollari maggiore del previsto!".
Queste parole erano state pronunciate nel dicembre di 5 anni fa da alti esponenti politici del Pentagono che: per la prima volta in un comparto così protetto come quello dell'industria militare, hanno fatto sapere di non poter più reggere il gioco al rialzo delle aziende. Soprattutto se condotto contemporaneamente a continui ritardi sulle tabelle di marcia. Ritardi, costi e insufficienza tecnologica del "caccia dello spreco" erano noti. A tanti, salvo a chi -professatosi stratega militare- ne ha sempre difeso l'importanza.
In Italia, invece, il dibattito è rarefatto. Tanto che iil Segretario generale della Difesa, generale De Bertolis, in audizione presso la competente Commissione parlamentare ha definito l'investimento una "ineludibile esigenza".
Ineludibile quanto il diritto alla piena informazione. Quel che, in anticipo di qualche anno, Altreconomia ha sempre garantito. Ecco il nostro "dossier F-35".