5 febbraio 2014 - Un segnale di speranza da Cremisan, la Valle tra Betlemme e Gerusalemme dove la nostra ong è impegnata nel progetto di recupero della cantina vitivinicola salesiana. Mercoledi 29 gennaio a Gerusalemme si è tenuta un'udienza in merito alla costruzione di una parte del muro nella zona adiacente il villaggio di Beit Jala, nella valle di Cremisan, fonte di reddito per le famiglie palestinesi cristiane che vi abitano. Nell’eventuale edificazione, e nella conseguente espropriazione delle terre da parte degli israeliani, vengono coinvolti due monasteri salesiani. La municipalità di Beit Jala ha fatto ricorso.
L'udienza si è conclusa lunedi 3 febbraio con un rinvio della sentenza. Il tribunale ha richiesto, entro il prossimo 10 aprile, che la Procura di Stato giustifichi il motivo per cui non sia possibile cambiare il tracciato del muro di separazione nella Valle di Cremisan e perchè si insista a volerlo costruire sul tracciato stabilito. A darne notizia, sul proprio sito, è la Società St. Yves, che ha intentato l’azione legale contro la decisione di costruire il muro nella Valle di Cremisan.
Inoltre, la Corte chiede una dichiarazione sul perchè non dovrebbe annullare la decisione data lo scorso anno dalla Commissione Speciale d’Appello di Tel Aviv. Questo significherebbe che il Muro potrebbe essere costruito per esempio sul tracciato suggerito dal Consiglio per la Pace e la Sicurezza.
Finchè lo Stato non avrà fornito le spiegazioni richieste, ogni intervento di costruzione sarà sospeso. La Corte ha chiesto al Ministro per la Difesa e al Comandante della Cisgiordania di annullare gli ordini di sequestro emessi per gli abitanti della Valle di Cremisan.
“La controversia non è finita finché non viene data una sentenza definitiva. La decisione del tribunale suggerisce che non è incline ad adottare la posizione dello Stato. Senza dubbio abbiamo una nuova speranza, la risposta della corte è un buon segno” spiega Zvi Avni, avvocato della Società St.Yves che rappresenta il convento e la scuola salesiana. La Corte Suprema di Israele ha fissato una nuova udienza per il 20 luglio prossimo per discutere le spiegazioni richieste allo Stato di Israele e la risposta della popolazione di Cremisan.
Nei giorni scorsi al telefono con Francesca Sabatinelli di Radio Vaticana, padre Ibrahim Shomali, parroco di Beit Jala, dichiarava " Se il muro dovesse essere costruito ci sarebbe la conseguente perdita dei terreni, dunque la perdita del futuro dei loro bambini che non potranno rimanere in Terra Santa. Inoltre la perdita dei terreni agricoli per sempre, anche se gli israeliani ci dicono che lasceranno una porta per il passaggio degli agricoltori cristiani. Il danno sarà perdere la missione e l’identità della nostra comunità cristiana in Terra Santa a Beit Jala."
fonte: TSD TV e Radio Vaticana