25 novembre 2013 - Padre Piero Gavioli, direttore del Centro Don Bosco Ngangi dove operano i volontari internazionali del VIS, ci racconta la giornata del 20 novembre, la giornata dei diritti dei bambini. Torna indietro di un anno, allo scoppio della guerra, all'arrivo al Centro di 10mila persone in fuga dalle violenze. Ci racconta della situazione attuale, dove la violenza sembra sopita, ma sempre in agguato. Ci racconta di un paio di scarpe donate a tutti i bambine, le bambine e i ragazzi del Centro Don Bosco.
Oggi, 20 novembre, è una giornata tranquilla o quasi. Un anno fa, la notte tra il 19 e il 20 novembre, i ribelli dell’M23 avevano occupato Goma. Rimasero in città durante una decina di giorni; poi si ritirarono a pochi km dalla città. Nel Centro Don Bosco, avevamo accolto durante tre settimane più di 10.000 sfollati, che un po’ alla volta sono ritornati ai loro villaggi oppure sono andati ad aumentare il numero degli sfollati nei campi profughi attorno a Goma.
La presenza dei ribelli dell’M23 alle porte della città e lungo l’asse stradale che porta verso l’Uganda è stata fonte di sofferenze continue per la gente: a due riprese, in maggio e in agosto, Goma è stata colpita da bombe che hanno fatto numerose vittime. Ad ogni ripresa dei combattimenti, ci sono state nuove ondate di profughi. E dato che sono diminuiti i prodotti agricoli, perché i contadini hanno dovuto scappare oppure erano nell’impossibilità di trasportarli in citta, i prezzi sono aumentati, c’è molta gente che fa fatica a trovare da mangiare.
Ora dicono che la guerra è finita. E’ vero che i ribelli dell’M23 sono stati sconfitti e si sono ritirati in Ruanda e in Uganda. Ufficialmente il loro movimento è stato disciolto. Ma nel Nord Kivu ci sono ancora una trentina di gruppi armati, molti si nascondono nella foresta da dove sarà difficile o lungo sloggiarli.
Bisognerebbe che il governo lanciasse una politica di sviluppo della regione: il Nord Kivu ha un sottosuolo molto ricco, ma queste ricchezze sono sfruttate da governo e imprese multinazionali, senza che la gente del posto ne approfitti. I gruppi armati sono sorti appunto per reagire a questa situazione. Le guerre del Nord Kivu hanno una causa economica evidente. Speriamo che il governo abbia capito la lezione e faccia qualcosa per questa popolazione che è stata trascurata e martirizzata. In ogni caso, anche se la guerra fosse finita, le sue conseguenze si faranno sentire ancora per almeno una decina d’anni.
In città e all’interno circolano ancora molte armi, gli episodi di banditismo di cui abbiamo eco sono pressoché quotidiani. Un mese fa, un allievo di terza media della nostra scuola è stato ucciso freddamente da banditi mentre tornava a casa, verso le 7 di sera. La strada verso la sicurezza è ancora lunga.
I Vescovi della regione dei Grandi Laghi (RD Congo, Rwanda, Burundi) si ritroveranno a Goma il 1° dicembre per lanciare un’iniziativa di pace promossa per ora dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana. In un messaggio diffuso recentemente essi scrivono: “La cessazione delle ostilità costituisce un essenziale passo in avanti per il consolidamento della pace. Sappiamo, tuttavia, che una pace ottenuta da cannoni o da compromessi diplomatici non è sufficiente. E’ necessario quindi mantenere l'implicazione ed il sostegno internazionale per la costruzione della pace. Inoltre, per consolidare questa pace, occorre un processo di guarigione e di pacificazione dei cuori feriti per promuovere l’emergenza di una vera cultura di pace che favorisca il rispetto dei diritti umani e dei doveri di ogni membro della comunità. Perciò ci resta una lunga strada da percorrere su queste vie alternative per la promozione culturale e spirituale al servizio della giustizia, della riconciliazione e della pace nella Regione dei Grandi Laghi. La chiesa cattolica ed anglicana vogliono portarvi attivamente il loro contributo, nei limiti delle loro missioni proprie. E invitano i loro fedeli, i poteri pubblici e tutti gli uomini di buona volontà a partecipare a questa iniziativa.”
Al Centro Don Bosco, nel nostro piccolo, noi Salesiani di Don Bosco insieme ai Volontari della ong VIS, gli operatori locali contribuiamo a preparare un avvenire di pace e di sviluppo attraverso l’accoglienza e l’educazione dei bambini e ragazzi vulnerabili, quelli che sono stati marginalizzati da anni di guerra. La Croce Rossa continua a portarci ragazze e ragazzi “non accompagnati”, ragazzi ex soldato, bambini vittime della guerra... Rimangono qui finché non si trova traccia di un loro parente: una notte, una settimana, un mese, un anno...
Questo servizio di accoglienza e di educazione, il Centro Don Bosco lo fa – in maniera diversa ma ininterrotta - dal 1988. Quest’anno celebriamo il 25° del Centro: un’occasione per ringraziare il Signore e tutti coloro che ci hanno aiutato ad accogliere e ad educare gratuitamente in questi 25 anni circa 40.000 bambini e ragazzi a rischio, vulnerabili o in difficoltà. Un’occasione pure per rinnovare l’impegno di restare al servizio dei più vulnerabili. Ne riparleremo.
Oggi, 20 novembre, si celebra in tutto il mondo la giornata dei diritti del bambino. Abbiamo voluto ricordarla anche noi. Sabato scorso ho presentato a tutto il personale – insegnanti, assistenti sociali, educatori, collaboratori vari... – il protocollo di protezione dei minorenni redatto da salesiani che lavorano in Africa. E’ un testo di riferimento per tutti noi, un invito a impegnarci sempre di più a rispettare e far rispettare i diritti dei bambini. Lunedì e martedì, gli scolari delle elementari hanno preparato con i loro insegnanti una riflessione sui diritti del bambino. Oggi si sono ritrovati in clima di festa per dire, attraverso canti, poesie, scenette, disegni..., quali sono i loro diritti che non sono rispettati e quelli che dovrebbero essere rispettati di più.
Una coincidenza fortunata: una societa americana di calzature, TOMS, attraverso l’ONG Eastern Congo Initiative, ha offerto a tutti gli allievi della nostra scuola due paia di pantofole. Ne abbiamo distribuite 7448 paia. Sono scarpe leggere, poco adatte ai sassi di lava delle nostre strade, non dureranno molto, ma pensiamo che tutti potranno ancora metterle per la festa di Natale. Abbiamo voluto distribuirle prima del 20 novembre, come piccolo segno di rispetto e di promozione dei diritti dei bambini, contentissimi di poter mettere qualcosa di meglio delle usuali ciabatte di plastica.
L’8 dicembre ricordiamo ogni anno l’inizio dell’opera di don Bosco, che appunto l’8 dicembre 1841 accolse un primo ragazzo bisognoso di educazione umana e religiosa. Abbiamo scelto questa data per “aprire” le celebrazioni del 25° di Ngangi. Le concluderemo il 24 maggio 2014, festa di Maria Ausiliatrice, la “Madonna di don Bosco”. A Ngangi, in un piccolo boschetto di eucaliptus, abbiamo preparato una nicchia costruita con pietre di lava. L’8 dicembre vi porremo una statua di Maria Ausiliatrice, che ci è stata regalata dal Rettore della Basilica omonima di Torino.
Davanti alla nicchia, ci sono panchine fatte con pietre di lava: sarà un piccolo santuario all’aperto (qui lo chiamano domaine marial) dove ragazzi e adulti potranno ritirarsi per meditare e pregare, per confidare alla Madonna i loro problemi, per chiedere la guarigione delle ferite che la guerra ha lasciato nel loro sprito. Ogni tanto ci andremo con i ragazzi del Centro, per pregare per quanti ci aiutano a realizzare qui la missione di don Bosco.
Piero Gavioli
Goma, 20 novembre 2013