21 novembre 2013 - Aline, Germaine, Devote, Clotilde. E poi Agnes, Annamarie e Jacqueline. E ancora, i due uomini del gruppo, Donatien e Gabriel. Una lista lunga 40 nomi e 40 storie, che raccontano come la determinazione, l’impegno e il desiderio di cambiare possano aprire le porte a nuove alternative, alla speranza e - perché no?- anche ad una nuova vita.
A partire dalla scorsa primavera, infatti, 38 sarte e 2 sarti residenti a Kinama, Buterere, Cibitoke, Kamenge e Ngagara – i quartieri più poveri della periferia nord di Bujumbura – hanno intrapreso col VIS un articolato percorso di formazione tecnica in materia di “coupe-couture”, e nel corso dei mesi hanno visto le proprie competenze migliorarsi ed affinarsi sempre di più.
Dopo la realizzazione di un modulo iniziale di verifica delle capacità di base, realizzato presso il Centro di Formazione Professionale Don Bosco di Buterere grazie al supporto degli insegnanti locali, il gruppo di artigiani ha lavorato per due settimane con Madame Feride Karahisarli, una travolgente stilista belga con una lunga esperienza di formazione in Africa, in Europa e in Turchia. Durante il corso sono state testate e rafforzate numerose competenze specifiche degli allievi:
Il programma è stato poi completato da un esame finale, durante il quale ciascun partecipante ha dovuto creare una camicia su misura per uno dei compagni di corso.
All’esperienza con Madame Feridé, ha fatto seguito la visita di un’altra esperta modellista belga, Madame Eliane Meurens, che ha proseguito il lavoro avviato dalla sua collega lavorando con il gruppo di sarti alla realizzazione di un capo d’abbigliamento confezionato nel rispetto dei più moderni standard di qualità. Il risultato è stata la produzione di una serie di tuniche e pochettes che saranno esposte e messe in vendita alla prossima fiera dell’artigianato di Bujumbura.
Parallelamente ai corsi tecnici, il gruppo di sarti ha frequentato anche un ciclo di formazione finalizzato al rafforzamento delle capacità imprenditoriali presso la Maison de l’Entrepreneur – La Casa dell’Imprenditore. I partecipanti hanno così appreso le principali tecniche di gestione dell’atelier ed hanno imparato ad utilizzare strumenti chiave di contabilità e business planning come il libro di cassa, le fatture, i cataloghi ed i registri degli ordini.
A Bujumbura, l’80% delle attività lavorative si svolge all’interno del settore informale, cioé al di fuori di qualsiasi tipo di tutela legislativa e sociale.
In un quadro di sviluppo e di integrazione dei mercati come quello dell’East African Community – di cui il Burundi fa parte, ma ove riveste ancora un ruolo di attore secondario – il rischio giornaliero è dunque quello dell’invasione delle merci e dei prodotti provenienti dai paesi confinanti, che spiazzano la debole economia locale e ne riducono le già scarse occasioni di sviluppo.
Ma le artigiane e gli artigiani della Bujumbura più povera hanno ugualmente deciso di mettersi in gioco, convinti che soltanto attraverso l’accrescimento delle proprie capacità potranno diventare un veicolo per il miglioramento delle condizioni econcomiche del loro paese, delle loro famiglie e, ovviamente, di loro stessi. La partita insomma è aperta e Aline, Germaine, Devote e tutti gli altri sono pronti per giocarla.
Margherita Fabbri
Volontaria Internazionale VIS in Burundi