23 ottobre 2013 - La società civile chiede che sia rotto il silenzio sul rapimento di Giovanni Lo Porto, cooperante rapito in Pakistan insieme al suo collega Bernt un anno e nove mesi fa. Cini, Link 2007 e AOI hanno lanciato in questi giorni un appello congiunto al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio. Invitiamo tutti voi a fare lo stesso spargendo la voce, facendo passaparola tra i vostri amici, contatti, attraverso i vostri siti, pagine facebook, twitter. Vi ricordiamo che il VIS opera insieme ai Salesiani di Don Bosco in Pakistan per promuovere e proteggere i diritti dei bambini, delle bambine, deglio uomini e delle donne più svantaggiate.
Appello per Giovanni Lo Porto
al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio
Non dimentichiamolo: Giovanni Lo Porto è ancora prigioniero dopo 1 anno e 9 mesi
Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
Signor Presidente del Consiglio Enrico Letta,
Rompiamo il silenzio su Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio del 2012.
Giovanni è stato rapito una sera di 21 mesi fa a Multan, nel Punjab pakistano, dopo una giornata di lavoro. Quattro persone armate hanno fatto irruzione nella casa dove alloggiava con i colleghi e lo hanno portato via insieme ad un altro cooperante tedesco. Quando è stato rapito, Giovanni era in Pakistan con l’organizzazione non governativa Welt Hunger Hilfe. Era partito da pochi giorni da Palermo, sua città natale, per portare cibo e ricostruire case a favore di migliaia di persone colpite dal devastante terremoto e dall’alluvione del 2010.
Quello di Giovanni, al pari di molti altri operatori umanitari, è un aiuto concreto, svolto con competenza e impegno. Attraverso il loro lavoro l’Europa, l’Italia, noi tutti riusciamo ad esprimere solidarietà e soccorso vero alle persone più svantaggiate del mondo, quelle che rischiano la vita, colpite da calamità naturali e devastanti conflitti.
Giovanni è la faccia di un’umanità che si sente unita, che supera i confini, le distanze, i pregiudizi per ribadire che ogni uomo ha diritto ad una vita dignitosa. Gli occhi di Giovanni sono i nostri occhi che non si chiudono e decidono di vedere le difficoltà delle persone più vulnerabili; sono le nostre mani che scelgono di agire per rendere il nostro un mondo più accogliente per tutti, anche per i più umili e dimenticati.
Non lasciamo solo Giovanni. Rompiamo il silenzio che è normalmente richiesto in situazioni delicate come questa, per inviare questo appello a voi, signor Presidente della Repubblica e Signor Presidente del Consiglio, affinchè si facciano tutti gli sforzi possibili per riportare finalmente a casa Giovanni, restituirlo alla sua famiglia, a tutti noi e alla certezza che impegnarsi per un mondo più umano è giusto ed è possibile.
Silvia Stilli, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI)
Maria Egizia Petroccione, Coordinamento Italiano Network Internazionali
Paolo Dieci, Link 2007 Cooperazione in Rete
Pietro Barbieri, Forum Nazionale Terzo Settore