L'Operatore umanitario: un lavoro sempre più pericoloso. Oggi la giornata umanitaria mondiale in attesa di Giovanni Lo Porto

19 agosto 2013 -  Il VIS celebra oggi questa giornata ricordando e riaffermando l'importanza delll'impegno quotidiano dei volontari internazionali presenti in oltre 40 Paesi del mondo, a fianco delle comunità missionarie Salesiane, per promuovere e proteggere i diritti delle bambine e dei bambini, dei giovani e delle comunità più povere e vulnerabili. Rilanciamo l'appello per la liberazione di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano rapito a gennaio 2012 in Pakistan insieme al suo collega Bernd. Esattamente dieci anni fa il violento attacco alla sede delle Nazioni Unite a Baghdad provocava la morte di 22 persone, tra cui il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Iraq Sergio Vieira de Mello. In memoria delle vittime di questo attentato e di tutti gli altri operatori umanitari che si trovano in prima linea, nel 2008 il 19 agosto è stato dichiarato Giornata umanitaria mondiale dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. 

L'Unione Europea, in qualità di principale donatore mondiale di aiuti umanitari, ha dichiarato in una nota divulgata ieri alla stampa di  condividere le preoccupazioni in merito alla sicurezza degli operatori umanitari e alla loro capacità di svolgere la loro encomiabile missione. L'assistenza finanziata dalla Commissione europea raggiunge coloro che ne hanno bisogno grazie ai suoi 200 partner umanitari, tra cui le agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali quali il Comitato internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa, la Federazione internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Gli operatori umanitari permettono alla Commissione europea di tradurre nei fatti la solidarietà dei cittadini europei, la maggior parte dei quali approva l’assistenza fornita dall’Unione europea alle vittime delle crisi e delle catastrofi.

Un lavoro sempre più pericoloso
Nella notta della UE si denuncia anche la crescente pericolosità di questo lavoro.Gli attacchi diretti contro gli operatori umanitari sono aumentati in termini di frequenza e gravità. Negli ultimi dieci anni più di 880 operatori sono stati uccisi sul campo e altri 1 450 sono stati rapiti o feriti. Nello stesso periodo sono triplicati gli incidenti legati alla sicurezza degli operatori umanitari. La stragrande maggioranza delle vittime operava nel proprio Paese, una tendenza confermata anche dalla guerra in Siria. Le bandiere e gli emblemi che tradizionalmente proteggevano gli operatori umanitari li stanno trasformando in bersagli.

Questo succede a chi aiuta i profughi siriani, i congolesi vittime di stupro, i superstiti dei terremoti e degli uragani e milioni di vittime di altre crisi. Il fatto che gli attacchi siano diretti contro chi contribuisce a salvare vite altrui rende ancora più ingiusti i crimini contro gli operatori umanitari.

Esempi recenti di attacchi contro gli operatori umanitari
L’Afghanistan resta il paese più pericoloso per gli operatori umanitari. Dall’inizio del 2012 si sono verificati 86 incidenti in cui sono stati uccisi 31 operatori e circa 100 sono stati rapiti, per la maggior parte cittadini afghani.

Anche la guerra in Siria rende difficili e pericolose le condizioni in cui lavorano gli operatori umanitari. A marzo un funzionario locale dell’UE è rimasto ucciso in un attacco con razzi a Damasco. Almeno 20 volontari della Mezzaluna rossa araba siriana e nove operatori umanitari delle Nazioni Unite sono stati uccisi dall’inizio del conflitto.

La situazione sta peggiorando anche in Somalia e in Kenya. Dopo il precedente picco di insicurezza, l’ONU aveva iniziato a riaprire i suoi uffici di Mogadiscio, ma due mesi fa è stato perpetrato un grave attentato che ha causato la morte di 15 persone. È invece positivo che due spagnoli membri di Médecins Sans Frontières, che erano stati rapiti in prossimità del campo profughi di Dadaab, in Kenya, siano stati liberati il mese scorso dopo 20 mesi di prigionia.

Il conflitto nel Darfur ha conseguenze allarmanti per la sicurezza degli operatori umanitari. Nel luglio scorso due membri del personale di World Vision sono stati uccisi in uno scontro tra forze sudanesi e gruppi ribelli. L'ONG ha deciso di interrompere le proprie operazioni nella zona, lasciando a rischio un milione di beneficiari, per poi riprendere l'attività, anche se in misura limitata, in quattro campi profughi.

Gli attacchi contro gli operatori umanitari hanno implicazioni enormi per le persone che essi tentano di soccorrere. La sospensione delle operazioni delle organizzazioni umanitarie o il loro ritiro da una regione pericolosa per motivi di sicurezza priva migliaia di persone vulnerabili di un indispensabile sostegno.

Rispetto del diritto umanitario internazionale
Gli operatori umanitari non si schierano, ma aiutano chi ne ha bisogno indipendentemente da nazionalità, religione, sesso, origine etnica o appartenenza politica. Gli operatori umanitari sono tuttavia in pericolo se associati, nella mente delle fazioni in conflitto, con le autorità militari, politiche, religiose o ideologiche.

In tempo di guerra, gli attacchi contro il personale umanitario sono una violazione del diritto umanitario internazionale, che definisce chiaramente le responsabilità degli Stati e degli attori non statali durante i conflitti armati su questioni fondamentali quali il diritto di ricevere l’assistenza umanitaria, la protezione dei civili, compresi gli operatori sanitari e umanitari, o la tutela dei rifugiati, delle donne e dei bambini. Pur essendo vincolante per tutti gli Stati, il diritto umanitario internazionale viene violato sempre più spesso.

L’Unione europea promuove attivamente l’osservanza del diritto umanitario internazionale, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, misure politiche e finanziamenti per l’accesso agli aiuti umanitari, l’istruzione e la sensibilizzazione in materia di diritto umanitario internazionale. La Commissione europea finanzia la formazione in diritto umanitario internazionale per il personale civile e militare impegnato in operazioni UE di gestione delle crisi, come la missione di formazione dell’UE nel Mali (EUTM). Tra marzo e giugno, l’EUTM ha formato soldati maliani su principi umanitari, diritto umanitario internazionale e protezione di sfollati interni, profughi, donne e bambini.

Per chi volesse approfondire: MEMO/13/741: Giornata umanitaria mondiale 2013: dichiarazione della Commissaria UE Kristalina Georgieva

Commissione europea — Direzione generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile:

http://ec.europa.eu/echo/index_en.htm

Homepage di Kristalina Georgieva, Commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi:

http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/georgieva/index_en.htm