2 luglio 2013 - La Croazia dichiarava la propria indipendenza il 25 giugno 1991 e ieri, primo luglio 2013, anche al VIS salutiamo il suo ingresso in Europa, 28° stato membro.
Il VIS, da sempre attento agli equilibri degli stati della Ex-Jugoslavia e attivo per diversi anni in Bosnia Erzegovina, nel 2008 organizzò la “Settimana di Educazione alla Mondialità” itinerante, una sorta di pellegrinaggio tra la Croazia, la Serbia e la Bosnia Erzegovina, per un’immersione a 360° in queste Terre. Già allora, con gli esponenti della vita sociale e culturale incontrati nelle varie tappe del percorso, si lanciava lo sguardo verso il “traguardo Europa”.
Tornando indietro con la memoria penso a quanto siano lontani i tempi della ex-Jugoslavia, quando i controlli in frontiera erano interminabili e perquisivano tutto e tutti, compresi me e mio fratello, bambini in perfetto assetto vacanziero, e i miei parenti venivano in Italia a fare compere per risparmiare.
E’ lontano ed allo stesso tempo vicino il triste tempo della guerra, in cui con mamma Emilja, croata, papà Vincenzo, mio fratello Wladimir ed io, poco più che adolescenti, organizzavamo convogli umanitari: la nostra casa di Roma era diventata un centro di stoccaggio e smistamento di aiuti umanitari.
Ed è anche lontana quella mia prima esperienza, appena diciottenne, con la Caritas, in un campo profughi, mentre ancora si sparava e il territorio era disseminato di mine. Il mio personale viaggio nel mondo della Cooperazione allo Sviluppo e della solidarietà è iniziato lì, da quel conflitto “alle porte dell’Europa”.
Quanto tempo, quanta strada e quanta vita è passata da allora!
Il mio pensiero, di gioia, oggi va sicuramente alla Croazia, ed ai suoi abitanti, che porterà in Europa, come ha dichiarato il presidente croato Ivo Josipović “l’allargamento del mercato, ricchezze culturali, bellezze ambientali e, ciò che forse in questo momento è di particolare importanza, un certo ottimismo. E’ un dato di fatto che il paese vuole entrare nell'UE, sebbene ci sia la crisi, dimostrando che c’è fiducia nell’Unione. E questo perché noi in Croazia, forse più che in altri paesi già membri, diamo maggior rilievo e vediamo soprattutto l’originario ruolo di pacificatore che l’Unione ricopre, come era nell’idea di chi ne fondò il progetto dopo la Seconda guerra mondiale”.
La gioia per l’ingresso della Croazia in Europa non mi impedisce di chiedermi come si sentiranno i “fratelli vicini” che invece oggi – forse ancora di più – sentiranno rimarcata la loro lontananza dall’Europa. Penso alla Bosnia Erzegovina in particolare, terra ancora terribilmente sofferente e in una preoccupante fase di stallo da troppi anni ormai - abitata da croati, bosniaci e serbi, divisa tra i “fortunati” con i doppi passaporti (i croati di BiH ed i serbi di BiH) che hanno maggiori chance lavorative ed i bosniaci, con il solo passaporto della BiH.
Il ruolo di pacificatore dell’Unione, in cui anche io confido, non potrà non considerare gli effetti che l’ingresso della Croazia in Europa avrà anche nella vicina Bosnia Erzegovina e sui suoi abitanti.
Valery Ivanka Dante
Settore Progetti VIS