11 febbraio 2013 - Tra le varie opportunità che la vita del cooperante ti offre c’è la possibilità di visitare per lavoro un nuovo paese e conoscere nuovi colleghi. Noi volontarie del VIS in Palestina abbiamo avuto questa occasione visitando la Scuola Salesiana del Cairo. Insieme a noi anche il professore Ibrahim D.
Lo scambio era un’attività prevista nell’ambito del progetto “Promozione dell'occupabilità e sviluppo delle competenze in un'ottica di apprendimento permanente per i giovani emarginati e a rischio di esclusione, in Egitto e Palestina” cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e coinvolge i due paesi, volto allo sviluppo dell’occupazione e dell’inserimento sociale dei giovani in Egitto e nei Territori Palestinesi, in particolare di quelli più vulnerabili.
Il progetto, che coinvolge la Scuola Tecnica Salesiana di Betlemme e l’Istituto Don Bosco del Cairo, nasce dalla consapevolezza della distanza fra l’offerta formativa delle scuole professionali e la domanda del mercato del lavoro. Per rispondere a questa necessità, tra le varie attività previste dal progetto, in entrambe le scuole è stato istituito un Ufficio Formazione-Lavoro che mira a promuovere l’impiego degli studenti e ad aggiornare l’offerta formativa della scuola in base alle richieste del mercato.
Durante lo scambio durato sette giorni abbiamo incontrato Federica, volontaria VIS al Cairo, e Raffaele, docente della scuola e consulente per il VIS. Per tutti noi è stata un’occasione ricca di scambi e molto costruttiva, che ci ha permesso di conoscere nuove realtà e soprattutto di confrontare le nostre esperienze quotidiane.
Durante i nostri incontri, la prima considerazione che ci ha colpito riguarda la differenza fra i contesti in cui le scuole sono inserite, dall’Egitto con un’economia grande e dinamica, alla Palestina con difficoltà di spostamento e un’economia che sconta le conseguenze della difficile situazione politica. Questo genera una richiesta diversa: da un lato le aziende egiziane richiedono costantemente studenti altamente formati come quelli dell’Istituto Don Bosco, mentre per gli studenti palestinesi, a parità di formazione, le aziende pronte ad accoglierli scarseggiano.
La situazione esterna insieme alle diverse caratteristiche dei Paesi si riflette anche sulle dimensioni della struttura che al Cairo è frequentata da circa 600 studenti della scuola superiore e altri 3000 corsisti l’anno, mentre a Betlemme in media gli studenti della scuola superiore sono 60 e quelli del centro professionale 150. Altra differenza è il metodo d’insegnamento: al Cairo i corsi diurni della scuola sono tenuti interamente in Italiano, date le maggiori opportunità lavorative garantite dalla lingua, mentre a Betlemme i corsi sono tenuti in arabo.
Molti anche gli elementi comuni di entrambi i progetti realizzati insieme alle Comunità Salesiane locali: l’impegno e la dedizione di tutte le persone che lavorano nella scuola e, soprattutto, il desiderio di imparare e l’entusiasmo allegro degli studenti.
Alla fine di questo episodio della nostra vita professionale ed umana, ci resta il bel ricordo, ricco di racconti, confronti e soprattutto l’impegno di tutti noi a migliorare le nostre attività partendo dai punti forti delle nostre rispettive esperienze, con ancora maggiore voglia di fare.
Molti gli stimoli ricevuti, peccato che non siano potuti essere con noi anche il direttore della Scuola di Betlemme e il Responsabile dell’Ufficio del lavoro che, pur avendo inoltrato la domanda, si sono visti negare il visto di ingresso in Egitto e sono stati costretti a restare a Betlemme. Anche questo fa riflettere sulle condizioni di vita dei Palestinesi, che hanno sempre maggiori difficoltà di spostamento, anche se per motivi di lavoro.
Elisa e Maria Luisa
Volontarie VIS nei Territori Palestinesi